09-06-2021

Communities at Work, Padiglione Francia alla 17a Biennale di Architettura

Christophe Hutin Architecture,

Francesco Galli,

Detroit , Hanoi, Vietnam, Johannesburg, Sudafrica, Bordeaux, Francia,

Biennale di Venezia,

Il Padiglione Francia, curato da Christopher Hutin, presenta "Communities at Work”. Cinque casi di studio specifici in diversi continenti, Europa, Asia, America e Africa, mostrano esempi di come vivremo insieme in un mondo in cui le comunità agiscono direttamente sui loro spazi di vita quotidiana.



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Communities at Work, Padiglione Francia alla 17a Biennale di Architettura Ci sono alcune parole chiavi che ricorrono in questa 17a Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, tra cui “comunità”, che siano resilienti, come nel caso del Padiglione Italia, o “al lavoro”, come nel Padiglione Francia. Qui, la mostra curata dall’architetto, ricercatore e regista Christophe Hutin, propone esempi concreti di come “vivremo insieme”. 
I diversi approcci che possiamo approfondire all’interno del Padiglione Francia partono dall'improvvisazione usata come una possibilità di trasformare gli ambienti di vita. Attraverso le loro azioni, queste “comunità al lavoro” si appropriano dei loro ambienti, creando così spazi comuni dove la gestione dei loro spazi di vita è aperta al dibattito e non seguono uno schema formale e teorico progettato da un architetto. In questo Hutin manda un messaggio importante: se non siamo noi cittadini a prendere in mano il nostro destino, non vi è molta speranza che le cose vadano nel verso giusto. Le comunità sembrano essere le risorse più rilevanti per trasformare gli ambienti vissuti, producendo così nuovi modi di considerare i contratti "spaziali" utilizzando un approccio bottom-up
Una riflessione molto importante per poter dare risposte alla domanda “How will we live together”, che, come abbiamo già detto, non può essere risolta unicamente dagli architetti. Il Padiglione Francia ne è ben consapevole, e lo è ancora di più il curatore, l’architetto Christophe Hutin che ha lavorato e vissuto in continenti diversi e che conosce bene le situazioni e gli esempi che vengono proposti. Un ruolo importante riveste Bordeaux, il progetto G H I, con la trasformazione di tre edifici di edilizia sociale occupati nella Cité du Grand Parc di Bordeaux. L’intervento è stato realizzato dal team composto dai vincitori del Pritzker, Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal con Frédéric Druot e Christophe Hutin quali architetti associati ed ha vinto il premio dell'Unione europea per l'architettura Mies van der Rohe nel 2019. A Mérignac ci sono due insediamenti d’emergenza, costruiti a Beutre nel 1968 e nel 1970 per ospitare rimpatriati, "lavoratori migranti", e i residenti che la gentrificazione aveva escluso dal centro di Bordeaux. Da temporanei e rudimentali, gli insediamenti divennero permanenti.
I workshop "Learning From" di Christophe Hutin e Daniel Estevez partono in Johannesburg e mirano ad iniziare a pensare e discutere sul ruolo e le implicazioni dell'architettura di fronte alle questioni sociali. Mentre un'analisi dell'estensione degli edifici dei quartieri con edilizia collettiva, KTT, da parte dei residenti ad Hanoi in Vietnam ci permette di capire, da una prospettiva trasversale (tecnica, termica, architettonica, urbana), che prendere in considerazione la capacità di agire dei residenti può essere fondamentale in un progetto di trasformazione. Un fatto che Hutin aveva già notato quando lavorava a Detroit, nel 2013. Si trattava di trasmettere alla comunità di riconoscere il valore delle cose che ci circondano, di trasformare lo sguardo delle persone. 
Hutin ci racconta tutto questo con un allestimento semplice quanto efficace, fatto di immagini in movimento, la cui dimensione immateriale trascende l'architettura neoclassica del padiglione francese. I film esposti sono trittici, in riferimento alla pittura, ma anche al film "Napoleon" di Abel Gance, del 1927. L'immagine centrale di ogni trittico è una carrellata che mostra gli ambienti vissuti. Su entrambi i lati, ci sono immagini di vita quotidiana, così come immagini dei processi di trasformazione realizzati dagli architetti e dai residenti. Abbiamo così modo di immergerci molto liberamente e senza gerarchia nelle realtà delle comunità, siamo noi spettatori a fare le connessioni, fedeli al principio di emancipazione che le esperienze raccontate nel padiglione rivendicano. Un atteggiamento che fa sì che il Padiglione Francia ci sia piaciuto molto. I visitatori vengono trattati come esseri pensanti, in grado di trarre le conclusioni anche senza la necessità di lunghe spiegazioni.

Christiane Bürklein

French Pavilion: Communities at work/Les communautés à l’œuvre
from 22 May to 21 November 2021
Giardini della Biennale, Venice
Commissioner: Institut français with the Ministry of Europe and Foreign Affairs and the Ministry of Culture
Curator: Christophe Hutin
Exhibitors: Inhabitants of: “GHI du Grand Parc” in Bordeaux and “la Cité de transit de Beutre” in Mérignac (France) – Kliptown in Soweto (South Africa) – KTT apartment buildings in Hanoi (Vietnam) – Southwest Detroit (USA)
Images: Francesco Galli, courtesy La Biennale di Venezia
Find out more: https://communautes-biennale.fr/en/home-en/#!/up

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