25-08-2022

L'impronta ecologica della fotografia, mostra Mining Photography al MKG Amburgo

Thomas Jehle,

Henning Rogge,

Amburgo, Germania,

Mostra, Fotografia,

La mostra “Mining Photography: The Ecological Footprint of Image Production”, presso il Museum für Kunst & Gewerbe MKG di Hamburg, apre ai retroscena di un’arte e disciplina molto amata, ovvero all’impatto ecologico della fotografia. Perché poco sappiamo di quante materie prime erano e sono necessarie per realizzare una fotografia.



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L'impronta ecologica della fotografia, mostra Mining Photography al MKG Amburgo Presso il Museum für Kunst & Gewerbe MKG di Hamburg, il museo di arte e mestieri della città anseatica, è in corso la mostra Mining Photography: The Ecological Footprint of Image Production. Si tratta di una ricerca dedicata alla storia materiale delle risorse chiave utilizzate per la fotografia, affrontando il contesto sociale e politico della loro estrazione, dei loro scarti e la loro relazione con il cambiamento climatico. Perché siamo onesti: quando mai, di fronte a una fotografia, ci siamo fermati a pensare quali materiali sono necessari perché un’immagine, impressa su di un rullino, attraverso l’alchimia della camera oscura possa arrivare sulla carta? 
È proprio questa lacuna che il MKG vuole colmare e lo fa ovviamente utilizzando fotografie storiche ed elaborati artistici contemporanei, nonché interviste con un chimico, un attivista, un restauratore, un mineralogista e un biologo. In questo modo è possibile affrontare la storia della fotografia: “come produzione industriale, mostrando fino a che punto il mezzo è stato profondamente intrecciato con il cambiamento umano dell’ambiente,” come si legge nel comunicato stampa. 
E lo scopriamo attraverso 170 opere divise in cinque capitoli, grazie al percorso curato dall'artista, autore e curatore Boaz Levin. Un lavoro che ha svolto insieme a Esther Ruelfs, responsabile della collezione di fotografia e nuovi media di MK&G, messo in scena grazie all’allestimento realizzato da Thomas Jehle, di Vienna, che utilizza materiali riciclati e riutilizzabili. Capitoli che a loro volta seguono i diversi materiali utilizzati per la produzione fotografica.
Prima c’era il rame per i dagherrotipi, all’inizio del XIX secolo le materie utilizzate per le fotografie erano il sale, i combustibili fossili, come il bitume e il carbonio, nonché il rame e l'argento, per le prime immagini su lastre di rame e per le stampe su carta salata. Un’industria sempre più fiorente, grazie alla crescente “fame” di immagini della nostra società, tanto che “alla fine del XX secolo, l'industria fotografica era uno dei più importanti consumatori di argento, responsabile, al suo apice, di oltre la metà del consumo globale del metallo”. Il tutto per le diffusissime stampe alla gelatina d’argento su carta. 
Sarebbe errato pensare che l’avvento della fotografia digitale abbia migliorato la situazione, anzi. Complice l'ubiquità dei dispositivi mobili, la produzione di immagini ora dipende dalle terre rare e da metalli come il coltan, il cobalto e l'europio. Inoltre, l’archiviazione e la distribuzione delle immagini consumano immense quantità di energia. Leggiamo nel comunicato stampa che “uno studioso ha recentemente osservato che gli americani producono più fotografie ogni due minuti di quante ne siano state realizzate nell'intero XIX secolo.” Non a caso è proprio l’ultimo capitolo, The Weight of the Cloud: Rare Earths, Metals, Energy, and Waste, che ci tocca di più, in quanto riferito al nostro presente, avvisandoci che abbiamo qualche possibilità di ridurre la nostra impronta ecologica. Infatti, le terre rare, oltre a essere dei cosiddetti “minerali di conflitto”, finiscono nelle crescenti montagne di rifiuti elettronici presenti nel Sud del mondo. 
Accanto alle ricerche di Lisa Barnard dedicate al riciclaggio, come The Canary and the Hammer, e di Mary Mattingly, sulle catene di approvvigionamento del cobalto, nonché il video saggio di Lisa Rave sull’europio, i visitatori possono usare l'applicazione sviluppata da Christoph Knoth e Konrad Renner, insieme agli studenti dell'Università di Belle Arti di Amburgo (HFBK), per esaminare i loro telefoni in termini di durata e riciclabilità, quindi di verificare il proprio consumo energetico.
Sicuramente la mostra Mining Photography: The Ecological Footprint of Image Production con il suo approccio materico offre una prospettiva radicalmente nuova in merito alla fotografia.

Christiane Bürklein

EXHIBITION
Mining Photography. The Ecological Footprint of Image Production,
Curators:Esther Ruelfs & Boaz Levin
15 July until 31 October 2022 at MKG Hamburg
Exhibition Design: Thomas Jehle
Images: Henning Rogge, courtesy of MKG
Find out more: https://www.mkg-hamburg.de/

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