23-03-2020
ONSTAGE: INTERVISTA CON MVRDV
Daria Scagliola, Stijn Brakkee, Ossip van Duivenbode,

Probabilmente, le città intelligenti che gli architetti hanno immaginato, non saranno società completamente governate da realtà virtuale, Intelligenza Artificiale, computer o robotica senza nessuna possibilità di un’interferenza umana, né rievocheranno quell'universo descritto con tanta efficacia da Aliette De Bodard nel suo breve racconto ‘Immersione’. Gli umani, come tutti ci auguriamo, non interagiranno tra loro utilizzando "immersor", sincronizzati con il cervello dell'utente per suggerirgli come sentirsi, comportarsi o adattarsi in contesti o culture diverse. Gli urbanisti e gli architetti sembrano concordare sul fatto che le nostre nuove metropoli dovrebbero rispondere ai dati in tempo reale, fornire mobilità accessibile, sostenibilità ambientale ottimale e infrastrutture sociali innovative.
Come l’architetto Bjarke Ingels con ‘Woven City’, prototipo in fase di sperimentazione di un prossimo agglomerato urbano, in collaborazione con il magnate automobilistico Toyota Motor, propone una corsa in città su veicoli automatizzati a fianco di una micro-mobilità e di un parco lineare per i pedoni; in-home robotic, a supporto di un miglioramento della vita quotidiana e sensori per la salute, un altro rinomato studio di architettura ha dato una nuova svolta alla competizione tra visionari, annunciando un piano di sviluppo di Mobilità Urbana Aerea [Urban Air Mobility], con il supporto di alcune delle più grandi compagnie aeronautiche del nord Europa: Airbus, Bauhaus Luftfahrt, ETH Zurigo e Sytra. Il progetto UAM di MVRDV sfida le idee di mobilità a livello del suolo, integrando ad un livello più alto, veicoli volanti in grado di raccogliere passeggeri ovunque, anche da balconi o terrazze, collegando aree diverse con un impatto minimo. Winy Maas, uno dei fondatori dello studio, è sempre stato una sorta di punto di riferimento per l'architettura sperimentale, immaginando e dando avvio a tendenze innovative in anticipo sui tempi, realizzando spesso visioni utopistiche in architetture tangibili, che, superando i confini della realtà, hanno reso possibile quello che sembrava semplicemente un sogno, a sostegno, come si legge nelle sue parole, di “…città più dense, più verdi, più attraenti e vivibili, con un approccio alla progettazione incentrato su idee definite dall'utente, innovative e sostenibili per l'ambiente costruito, indipendentemente dalla tipologia o dalla scala”.
Giocoso, stimolante, a volte persino sbalorditivo, MVRDV ha impresso la sua spinta creativa a progetti che si alimentano di una profonda ricerca, informazione, simulazioni digitali e analisi dei dati, affrontando problemi cruciali della vita contemporanea. Ad Hannover, per l'Expo 2000, in riferimento al tema ‘Holland crea spazio’, lo studio, nell’intento di evidenziare il massimo sfruttamento dello spazio limitato di un paese in possesso di grande apertura verso la sostenibilità culturale, ha rivoluzionato il padiglione dei Paesi Bassi, suggerendo una struttura sovrapposta verticale, che intendeva emblematicamente rappresentare i sei diversi tipi di paesaggi locali accatastati a formare un ecosistema indipendente, evidenziando caratteristiche progressiste combinate con i valori più tradizionali. Si è cercato anche di sottolineare che tecnologia e natura non si escludono necessariamente, ma che possono anzi rafforzarsi a vicenda. Da un mix delle due, può nascere una ‘nuova natura’, proprio come quella che, cresciuta ai diversi livelli della struttura esposta all’Expo, voleva testimoniare la propria artificialità. L’architettura, affrontando problemi di sostenibilità di un prossimo domani, nutriva l’ambizione di proporsi come un "kit di sopravvivenza per il futuro" e di raccontare che l’aumento della diversità in una società poliedrica non è a discapito della coesione.

Un’instancabile fiducia ed ottimismo nelle inesauribili risorse di creatività ed originalità caratterizzano molte soluzioni e proposte del gruppo olandese che, non adattandosi a standard lontani da raggiungimenti d’eccellenza, o a limitazioni di certi sistemi di costruzione che non permettono di progredire ma costringono a languire in procedimenti ripetitivi, reinventa formule ed avanza idee molto innovative, senza trascurare l’aspetto fondamentale della fattibilità. Appartiene alla serie di queste ideazioni, che alimentano la sfera dell’immaginario, la spettacolare realizzazione in mattoni di vetro della facciata concepita per Crystal Houses di Amsterdam, al momento flagship store di Hermes. In un graduale processo di smaterializzazione della parete di tamponatura frontale, i mattoni in terracotta, tipici delle facciate vernacolari della città, sono stati sostituiti da identici blocchi in vetro, offrendo un’inaspettata miscela di tradizione e modernità. La boutique soddisfa l’esigenza di forte visibilità della brand e lo fa attraverso questa facciata-vetrina che disvela con la sua trasparenza il contenuto dell’interno, invitando il passante ad entrare ed esplorare. È un’idea estremamente innovativa che, sia dal punto di vista estetico che da quello costruttivo ingegneristico, appaga il desiderio sfrenato, ormai globalizzato, di un high-end retail, alla continua ricerca di un carattere che lo aiuti a trovare un’unicità fortemente distintiva, ma che non intende rinunciare ad una continuità con il proprio heritage contestuale. Contemporaneità e passato si compenetrano grazie ad una regia istrionica che si avvale di grande versatilità e molta poesia.
Winy Maas è uno dei tre membri fondatori di MVRDV, professore di architettura ed urbanistica a Delft University of Technology e visiting professor di progettazione architettonica a Massachusetts Institute of Technology. È stato creatore ed è responsabile del gruppo indipendente di esperti, The Why Factory, istituto di ricerca globale che affronta importanti problematiche e propone idee d'avanguardia su possibili scenari futuri dell'architettura. The Why Factory ha pubblicato una grande quantità di libri che analizzano questi temi : Visionary Cities (2009), Green Dream (2010), We Want World Wonders (2014), Absolute Leisure (2016), Copy Paste, (2017) PoroCity ed il più recente Towers of Choices. Chi meglio di lui, invitato dalla rivista Domus come redattore ospite per tutto l’arco dell’anno 2019, avrebbe potuto dedicarsi ad una riflessione strategica su temi del futuro dell'urbanistica, dell'architettura, dell'umanità e dello spazio?
Ho avuto il piacere di fare due chiacchiere con Jan Knikker, partner di MVRDV, Strategia e Sviluppo.1. Uno, fra i vostri tanti progetti, che le è particolarmente a cuore, che ha determinato una svolta nel modo di approcciare e fare architettura in un certo settore o tipologia.
Il nostro primo progetto, vincitore europeo 1992, Berlin Voids ha un posto speciale nel mio cuore. Il lavoro prevedeva già l'essenza di molti dei nostri progetti. Si è occupato della densità del sito, della combinazione e ridefinizione delle tipologie e di una componente sociale. La società che possiamo modellare e creare come architetti.
2. A cosa crede sia dovuto il successo di MVRDV in un’epoca in cui tutti cercano di avere una forte visibilità?
Non sono sicuro che tutti cerchino di raggiungere una forte visibilità, potrei anche nominare molti architetti particolarmente contemplativi e riservati, dediti ad una straordinaria artigianalità, basti considerare i recenti vincitori del Pritzker, parecchi sono meno visibili. La nostra visibilità è forse parte della nostra filosofia secondo la quale pensiamo che l'architettura debba parlare immediatamente alle persone, la voglia di creare un'architettura straordinaria che sia comprensibile. Riteniamo importante questo perché tutta la nostra architettura è così stratificata e complessa che questa prima esperienza, la ‘battuta’ è necessaria per instaurare una connessione con gli utenti e il pubblico, altrimenti gli edifici non ‘parlerebbero’.
3. In una realtà sempre più dominata dal mezzo virtuale non siamo mai stati così connessi e così isolati. Pensa che noi architetti possiamo aiutare quei contatti fisici tra le persone, che la tecnologia ha in parte eliminato?
Sì possiamo. Un esempio divertente è il design di una compagnia olandese di interni per McDonalds. Constatando il fatto che i loro ospiti non parlassero più, ma guardassero sui loro telefoni, hanno creato nei ristoranti delle tribune con piccoli tavoli in modo che possano sedersi uno accanto all’altro, guardando il telefono del vicino. Questo design molto semplice ma estremamente efficace dimostra che possiamo aiutare a cambiare il comportamento in meglio. Su una scala molto più ampia lo facciamo con l'urbanistica, crediamo ancora nel ‘maatschappij maakbare’, cioè nel poter plasmare la società.
4. Strategie molto simili stanno implementando le città intelligenti che si vedono nascere un pò in tutto il mondo: cosa ne sarà di quel vernacolare che ricorre a mò di leitmotiv nei vostri progetti e si preoccupa di salvaguardare un patrimonio culturale, molto variegato, che contraddistingue paesi, città e nazioni e non dovrebbe morire?
Le città intelligenti in questo momento sono spesso una combinazione di architettura insipido ed urbanismo con uno strato di tecnologia che invade la privacy. Tuttavia, abbiamo appena iniziato ad apprezzare appieno le infinite possibilità di questa nuova tecnologia, in particolare nella pianificazione urbana possiamo lavorare con app e big data per migliorare il nostro lavoro; invece di indovinare l’accesso di quante automobili un sito necessita, ora possiamo fare affidamento ad esempio su dati in tempo reale, comprese proiezioni per il futuro, che potrebbero influenzare la progettazione dell'accesso e dell'infrastruttura. Davvero promettenti sono le applicazioni web basate su informazioni in tempo reale per la pianificazione urbana, che possono consentire alle persone di progettare e influenzare il proprio ambiente. Come stiamo sperimentando al momento ad Almere Oosterwold, un’urbanistica che non segue le regole tradizionali, ma un piano che è una pianificazione urbana totale fai-da-te, creata dalla gente e aiutata da algoritmi e logaritmi complessi, in questo modo la pianificazione urbana diventa un gioco serio.
5. Quali rimedi in quel ‘kit di sopravvivenza per il futuro’, a cui lavorate da più di 20 anni, dai tempi della fiera di Hannover, secondo lei, s’impongono per un futuro migliore?
Vogliamo che tutti i nostri edifici, parchi e piani urbani realizzino una moltitudine di ambizioni perché dobbiamo risolvere delle urgenze globali. Il settore delle costruzioni è responsabile di almeno il 30% delle emissioni globali e dobbiamo modificarle. Quindi la prima priorità è realizzare meravigliosi progetti perfetti per il cliente, questo può suonare strano se la prima priorità è la sostenibilità, ma l'amore è sostenibile. Se un edificio è amato e funziona bene, non verrà demolito e questo porta alla priorità numero uno. La successiva è la tecnologia sostenibile per mantenere basso il consumo di energia e quindi vogliamo anche aggiungere ulteriori parametri. I nostri progetti dovrebbero essere sociali, eccezionali, innovativi, avventurosi, inclusivi, finanziariamente sicuri, fondamentalmente fantastici da usare e anche un certo senso di umorismo pensiamo sia importante nella vita.
Virginia Cucchi
Crediti:
All projects of MVRDV
https://www.mvrdv.nl/
Urban Air Mobility City Integration
2018-2020, partners Systra, Tractebel Engie, ETH Zurich, Bauhaus Luftahrt, MIT, Upstone
Renders: © MVRDV
Expo 2000
Hannover, Germany
Netherlands Pavilion
Photo: Courtesy of MVRDV
Markthal
Rotterdam, Netherlands 2014
Photo: Courtesy of MVRDV © Ossip van Duivenbode - © Daria Scagliola/Stijn Brakke
Artwork: Arno Coenen and Iris Roskam
Crystal House
Amsterdam, Netherlands 2016
Flagstore Hermes
Photo: Courtesy of MVRDV © Daria Scagliola & Stijn Brakkee