29-11-2023

Le foreste sono tra noi

Torino,

Mostre,

Antonella Galli,

Il nostro rapporto con i boschi è molto intenso, anche se non ce ne rendiamo conto. La mostra ‘May contain traces of forest’ al Circolo del Design di Torino esplora come può evolversi la relazione che il nostro sistema sociale ed economico ha instaurato con le comunità di alberi, a partire dalla creazione di nuovi materiali e prodotti, per concludere con un avvicinamento al mondo vegetale che parte dall’ascolto.



Le foreste sono tra noi

Gli alberi comunicano, vedono, sentono? Sì, ma non con i nostri sensi. Lo fanno attraverso percettori diversi, con cui interpretano condizioni ambientali e instaurano relazioni con gli altri esseri. Si sviluppano in grandi comunità, con cui l’uomo ha imparato a convivere da millenni. Una convivenza che oggi richiede un’evoluzione a seguito di condizioni ed esigenze mutate. Non è un’idea romantica di foresta, quella da cui parte la mostra ‘May contain traces of forest’, prodotta dal Circolo del Design di Torino e curata da Elisabetta Donati de Conti, esperta e consulente per il design, e Giorgio Vacchiano, docente in gestione e pianificazione forestale all’Università Statale di Milano. L’obiettivo è mostrare come e quanto le nostre società dipendono dai boschi e dalle foreste e, soprattutto, come questo rapporto può evolvere grazie alla ricerca su materiali e processi, al fine di rendere più proficua e rispettosa questa interdipendenza (sbilanciata oggi verso gli umani). Non solo: nella sede del Circolo del Design di Torino, nello storico Palazzo Costa Carrù della Trinità, sono presentati anche alcune ricerche speculative per ampliare la comprensione di queste comunità verdi a partire dal loro linguaggio o dalle loro sensazioni, catturate da suoni o immagini fittizie, ma utili ad immedesimarsi in un punto di vista altro. Quello delle piante.

“In quanto umani ascoltiamo la foresta per farcene qualcosa”, afferma Elisabetta Donati de Conti, “ognuno in un modo diverso: per avere acqua, aria, protezione del territorio, ma anche per produrre materia prima. In Italia, ad esempio, la filiera arredamento lavora moltissimo con il legno, è una risorsa che viene largamente utilizzata, ma raramente la parte culturale del consumatore si attiva per metter in comunicazione questi aspetti. Noi non siamo consapevoli che tante cose che vengono realizzate arrivano da lì: carta, oli essenziali, profumi, la celluloide degli occhiali, i tessuti di viscosa. Tutti prodotti che arrivano dalle foreste e che hanno un legame molto profondo con un ecosistema che siamo abituati ad interpretare secondo una visione romanticizzata.” A dimostrazione, la mostra riunisce, nella prima parte, alcuni prodotti derivati dalla lavorazione delle Pinaceae, che vanno oltre il classico legno con la venatura: oli essenziali, saponi, caramelle, incenso, carta e cartone, pellet, matite, viscosa, occhiali. Quindi presenta materiali e strumenti per lo studio e la pianificazione territoriale, che aprono una visione su come va letto e interpretato quel mondo che, in quanto sistema complesso composto da specie vegetali, animali funghi e batteri, ha leggi e criteri lontani da quelli dei sistemi antropocentrici.

“Nella seconda parte la mostra stimola una riconsiderazione di quella che è la materia rilavorata”, continua Donati de Conti, “presentando prodotti sperimentali e prototipi fatti a base di derivati dall’ecosistema degli alberi. Ricerche che stimolano riflessioni ulteriori.” Come PineSkins, ideato dallo Studio Sarmite, fondato dalla designer lettone Sarmite Polakova: è una materia simile alla pelle, sviluppata trattando la corteccia di alberi di pino, un sottoprodotto che solitamente non ha destinazioni d’uso. La corteccia, ammorbidita con una bio-soluzione e arricchita con pigmenti colorati e cera naturale, è utilizzata per produrre un tappeto e un cesto intrecciato. Il duo milanese CARA DAVIDE ha, invece ideato un materiale, contenente polvere di legno e un legante sintetico, utilizzato per la stampa in 3d del vaso-scultura Fucina, che mette in risalto le potenzialità e le caratteristiche di questo composto. Ma c’è anche Tamara Orjola con la sua Forest Wool, fibra ottenuta dalla lavorazione degli aghi di pino (il 20-30 % della massa del materiale estratto dalle foreste e sino ad oggi inutilizzato) trasformati in un feltro da cui è stato ricavato uno sgabello.

La parte più suggestiva della mostra riguarda i lavori che si rivolgono alla comprensione dell’entità foresta e ai suoi abitanti. “Più che offrire uno sguardo diverso, queste ricerche offrono modalità nuove per capire il sistema albero”, commenta Donati de Conti, “a partire dalla relazione e dall’immedesimazione. Il fotografo Alessandro Ruzzier ha provato a imprimere su una pellicola sotterrata al buio in una foresta gli scambi chimici o elettromagnetici tra piante; Karolina Metrak ha tentato di tradurre in suoni le possibili conversazioni tra alberi. Angelo Renna e Oleksandr Nenenko hanno immaginato una visione in cui il pianeta Terra è coperto da alberi giganteschi in mezzo a quali si sviluppa la civiltà dell’uomo.” Un sogno che si vorrebbe divenisse presto realtà.

Antonella Galli

‘May Contain Traces of Forest’
Curate da Giorgio Vacchiano e da Elisabetta Donati de Conti

Circolo del Design
Via San Francesco da Paola 17
Torino
Fino al 15 dicembre 2023

La mostra è parte del progetto Earthrise 23 - Design for a Living Planet, che ha approfondito la relazione tra foreste e società, accogliendo visioni, proposte e ricerche del design, della scienza e della cultura.

Didascalie

Le immagini illustrano i progetti selezionati per la mostra e l’allestimento presso la Sede del Circolo del Design di Torino.

01 Angelo Renna e Oleksandr Nenenko, fotogramma dal video The Word for World is Forest, che propone una visione in cui gli alberi e gli esseri umani vivono in una simbiosi che ridisegna il paesaggio abitativo.
02 e 04 Studio Sarmite, ricerca materica PineSkins fasi di lavorazione della corteccia di pino trasformata in un materiale simile alla pelle.
03 Allestimento della mostra
05 CARA DAVIDE, vaso-scultura stampato in 3D con materiale a base di polvere di legno unita a un legante sintetico.
06 e 07 Tamara Orjola, campioni di lavorazioni delle fibre Forest Wool ottenute dagli aghi di pino e uno sgabello realizzato in questo materiale.
08 Karolina Metrak, fotogramma dal video che fa parte della ricerca Un-muting, rivolta a comprendere la comunicazione tra alberi, per sviluppare strategie di sopravvivenza collaborative.
09 Studio Sarmite, PineResin, vasi in resina di pino, segatura, corteccia, cellulosa e pigmenti
10 Studio Sarmite, PineSkins, tappeto e cesto intrecciato in corteccia di pino.
11 e 12 Allestimento della mostra


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