Chiesa di Sant Francesc.

L'architetto catalano David Closes dimostra, attraverso la riconversione di una vecchia chiesa abbandonata in spazio culturale multifunzionale, quanto un progetto contemporaneo possa preservare e racchiudere in sé la storia di un edificio, senza cercare la mimesi.



La chiesa del convento di Sant Francesc nella località di Santpedor, Catalonia, risale al primo '700. Il convento fu saccheggiato nel 1835 e ha subito un lento degrado, culminato nella demolizione dello stesso, lasciando solo la rovina della chiesa.





Il progetto di David Closes, architetto catalano spesso alle prese con lavori inerenti gli spazi pubblici, consolida la preesistenza, ma non toglie i segni inclementi della storia, come il crollo parziale del tetto. Questa “ferita” viene sapientemente utilizzata per illuminare l'interno della chiesa.



Il corpo originario non è stato alterato: i nuovi volumi necessari per la destinazione d'uso sono stati aggettati.



Unica concessione progettuale all'interno sono le scale e le rampe che regalano al visitatore un percorso attraverso l'edificio con scorci spettacolari su questo monumento architettonico.



David Closes firma un'intervento che trae la sua forza proprio dalla netta distinzione tra vecchio e nuovo. Salva un edificio antico ma non cerca un compromesso accomodante, nascondendo il passato come spesso accade.



Così facendo crea il nuovo polo culturale della cittadina: accanto all'auditorium nel piano superiore, sul lato sinistro, è previsto la sistemazione dell'archivio storico.

Project Auditorium in the church of Sant Francesc convent
Location Santpedor (Catalonia). Spain
Area 950 m²
Client Santpedor City Council
Author David Closes (architect), http://davidcloses.wordpress.com/
Collaborators Dídac Dalmau (construction engineer), BOMA (structures consultants), Toni Vila (industrial engineer), Jordi Surroca (photographer)
Date of project 2005 (1st phase), 2010 (2nd phase)
Execution 2006-2008 (1st phase), 2010-2011 (2nd phase)
Builder Construccions F. Vidal / GrupSoler
Fotografie: Jordi Surroca