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Massimo Iosa Ghini


Biografia

Tra i più noti architetti e designer italiani contemporanei, Massimo Iosa Ghini (1959) si laurea al Politecnico di Milano.
Partecipa fin dalla metà degli anni Ottanta alle correnti d’avanguardia del design italiano ed europeo, dapprima fondando il gruppo Bolidismo e in seguito come membro dell’importante gruppo Memphis con Ettore Sottsass.
È di questo primo importante periodo la collezione di imbottiti realizzati per Moroso (1987), aggiudicandosi il Roscoe Award.

Attivo in tutti i campi del design, dall’interior al product, progetta aree e strutture per il trasporto, architetture commerciali e spazi museali ed è “fautore di un’estetica della velocità e della fluidità” (Treccani).
Sono in particolare i molti lavori realizzati per celebri brand internazionali a imporlo come uno dei punti di riferimento del settore nel panorama del design contemporaneo.
Iosa Ghini ha infatti realizzato showroom e stores per attività commerciali di noti marchi quali Ferrari, Capital Group, IBM Italia, CMC Group Miami, Seat Pagine Gialle, Alitalia, per un'attività continuativa nel corso dei decenni e ricca di prestigiosi riconoscimenti.
Tra questi il Good Design Award dal Chicago Athenaeum, il Red Dot Award e l’iF Product Design Award in Germania, il Roscoe Award negli USA, il premio IAI AWARD Green Design Global Award e l’IAI Awards, Shanghai, Cina.
Con i molti negozi espositivi realizzati fin dal 2002 per Ferrari, Iosa Ghini si annovera tra i rappresentanti della corporate design identity del prestigioso marchio: tra questi spiccano lo store in centro a Milano (2005) e la Factory a Serravalle Scrivia (2009), oltre al progetto del Museo Maserati a Modena e il restyling della Galleria Museo Ferrari a Maranello (2004).

Tra le attività degli anni Duemila la stazione della metropolitana di Kropcke ad Hannover realizzata in occasione dell’Expo2000; la progettazione del centro commerciale The Collection a Coral Gables a Miami (2002); la riqualificazione del Garage S. Marco a Venezia (2009); il restauro architettonico e il nuovo interior della Casa Museo Giorgio Morandi (2009); le aree ufficio e le sale dedicate della nuova Sede SEAT - Pagine Gialle di Torino (2009); l’IBM Software Executive Briefing Center a Roma (2010).
La sua nuova casa/studio/show room progettata a Bologna (2012) "rappresenta un esempio di ristrutturazione qualitativa che restituisce all’apparato strutturale originario (una palazzina di tipo razionalista del secolo scorso) una componente dinamica oltre quella conservativa".

Con grande cura dei dettagli e desiderio di sperimentazione, Iosa Ghini ha reinterpretato in particolare la facciata sud, in modo tale da attrarre più luce solare possibile.
Vanno inoltre sottolineati aspetti quali la "minimizzazione dei consumi, progettazione di elementi creati appositamente, qualità estetica dei materiali, comfort".
Tra i progetti architettonici più recenti si segnala l'innovativo sistema di trasporto People Mover, progettato per la città di Bologna. L’infrastruttura collega stazione dell'alta velocità e aeroporto in pochi minuti, ha una lunghezza di ca 5000 mt. e comprende la monorotaia, i due capolinea, la fermata intermedia “Lazzaretto” e altri servizi.

"Il tema delle fermate e del ponte per lo scavalco del sistema autostrada-tangenziale è stato pensato, studiando una tipologia di architettura che tenesse conto della necessità di collegare un’infrastruttura ad un tessuto urbano destinato ad ospitare importanti interventi di riqualificazione, ma che in parte è inglobato nelle periferiche campagne bolognesi circostanti".

Il People Mover ha le caratteristiche di "un lungo nastro ecologico", dove sono presenti pannelli fotovoltaici e zone green.
Iosa Ghini svolge attività didattica con numerose letture presso scuole e accademie, tra le quali La Sapienza a Roma e il Politecnico a Milano, la Scuola Elisava di Barcellona, la Design Fachhochschule di Colonia, la Hochschule Fur Angewandte Kunst di Vienna.

Si segnalano due importanti antologiche dedicate al complesso della sua trentennale carriera, la prima organizzata nel 2013 dalla Triennale di Milano e la recente mostra al MAMbo di Bologna.

Massimo Iosa Ghini opere e progetti famosi

- Divano Frame e Tavolo Double Frame, Rossato Arredamenti, 2014
- Cabina armadio Kabina, Astor, 2014
- Cucina Frame, Snaidero, 2014
- Ferrari Stores, interior design, 2002-2013
- IBM Italia, interior design, Roma (Italia), 2010
- Gioielleria Faraone, interior design, Milano (Italia), 2010
- Lampade per Leucos: Aria, 2010; Spore e Sasso, 2009
- Ferrari factory, Serravalle Scrivia (Italia), 2009
- Ministero Affari Esteri - Circolo M.A.E., Roma (Italia), 2009
- Poste Italiane, Uffici e spazi pubblici, interior design, Roma (Italia), 2008
- Full Circle Ltd, One 4 Units, Nicosia (Cipro), 2008
- Billionaire Italian Couture Stores, interior design, 2008
- Kiko Make Up, interior design, Milano (Italia), dal 2006
- Progetto The One Building, Miami (USA), 2004
- Showroom The Collection, Miami (USA), 2002
- Stazione metropolitana Kropcke, Hannover (Germania), 2000
- Lampade Occhio e Faro, Memphis, 1988
- Mobile Bar Bertrand, Memphis, 1987
- Divano Elittico; panca Plana; divano Balzo; chaise longue Futuro, Moroso, 1987
- Poltroncina Otello, Memphis, 1986

Sito ufficiale

www.iosaghini.it


Intervista

Prendendo spunto dalla sua recente mostra personale al MAMbo, Museo d'Arte Moderna di Bologna, l'architetto Massimo Iosa Ghini racconta la sua trentennale carriera e il suo contributo all'evoluzione della nostra società. Dalla moda al Bolidismo, dalle prime catene di negozi ai briefing center per IBM, dall'Oko office building di Mosca e al recente progetto Linea di Luce, riqualificazione della sede di Iris-FMG Fabbrica Marmi e Graniti.

Che cosa troveremo nella mostra del MAMbo di Bologna? Come inizia l’avventura di questi 30 anni?
La mostra al Mambo riflette quella che è stata la mia evoluzione personale, l'evoluzione del mondo del progetto e l'evoluzione della società e del costume del nostro paese. Parte dagli anni '80 che sono anni di grande propulsione e di grande forza. Il mio inizio è nel mondo della moda: non è un caso che nella mostra ci siano disegni fatti per Ferré, per Krizia e per vari stilisti dell'epoca.

Che cos’era il Bolidismo per cui lei, all’epoca giovanissimo, è diventato famoso e quale pensa che sia il messaggio portato fino ai giorni nostri?
Il manifesto del Bolidismo era legato all'idea di velocità. In quegli anni non c'era internet, quindi nel movimento c'era forse una sorta di precognizione dell’idea della simultaneità, di un mondo in cui l'informazione avrebbe viaggiato a una velocità assolutamente superiore, istantanea quasi. E la reazione nostra, di giovani architetti, è stata quella di rappresentare la velocità dentro la fisicità degli oggetti, dentro gli oggetti stessi.

Nella sua carriera ha lavorato molto nell’allestimento di negozi e showroom. Com’è cambiato il progetto del retail negli ultimi anni e come lei lo concepisce oggi?
I primi negozi di un certo rilievo di cui mi sono occupato sono stati i negozi Swatch. Dopo di che mi ha chiamato Elio Fiorucci a progettare dei punti vendita che già avevano un carattere di catena. Oggi è proprio questo il metodo, cioè la creazione di un concept e la sua applicazione nel mondo come sistema, in alcuni casi con numeri estremamente significativi.

Poi ci sono episodi di retail legati a marchi che non vendono un prodotto fisico. Recentemente abbiamo lavorato per i briefing center di IBM, che sono luoghi in cui l'azienda riceve il brief dal cliente in termini di software. Si tratta di una vendita vera e propria, non di un prodotto materiale, ma di un progetto. C'è in questo l'idea dello spostamento dall'atomo al bit.

Nella mostra del Mambo si incontrano casi di progetti realizzati per aziende italiane e per realtà straniere. Come cambia il rapporto di un progettista con la committenza?
Il sistema produttivo italiano ha generato la possibilità di coltivare la creatività. La nostra industria è fatta di piccole imprese ma molto flessibili e quindi in grado di affrontare progetti che le aziende internazionali non si sognerebbero mai di realizzare. La differenza è proprio questa: la capacità di mettere il cuore oltre l'ostacolo che noi abbiamo quasi per statuto, una capacità che bisogna continuare a sviluppare.

Ci racconti dell’Oko, centro residenziale e per uffici a Mosca, un importante progetto di interior design attualmente in corso.
L'Oko Office Building è un grosso complesso a Moscow city, che è il centro direzionale di Mosca. In questo progetto stiamo utilizzando le lastre di dimensione 150x300 cm che sono un'innovazione tecnologica importante degli ultimi anni sviluppata da Iris-FMG Fabbrica Marmi e Graniti, con finiture molto nuove. E' veramente un piacere vederle realizzate perché sono superfici che hanno pochissime fughe, con effetti visivi di grande valore, che io utilizzo sia a pavimento che, in parte, come rivestimento.


Una dichiarazione di Massimo Iosa Ghini sulla sostenibilità?
Io penso che la sostenibilità oggi sia riuscire a interpretare in vari modi l'idea che si deve salvaguardare energia, senza rinunciare all'aspetto della sorpresa, della scoperta. Perché è questo il punto: bisogna fare cose sostenibili ma belle!




Dopo aver lavorato al nuovo showroom nella sede storica di Iris-FMG Fabbrica Marmi e Graniti, ha completato il progetto con la riqualificazione dell’area esterna. Che cos’è Linea di luce?
Linea di Luce nasce dopo un percorso di progettazione degli showroom di Iris-FMG, in cui l'idea di partenza è la smaterializzazione. Lo showroom deve supportare il prodotto senza entrarne in competizione. L'idea madre è la trasparenza, la luce, poca materialità nei supporti a favore di una forza della lastra che si deve vedere in tutta la sua espressività.

L'idea della luce ci ha quindi guidato anche all'esterno, dove il prodotto si estrinseca in maniera più chiara nell'applicazione in uno spazio collettivo, in cui l'azienda si possa anche riconoscere in termini operativi, in cui possa organizzare degli incontri. Concettualmente si ottiene una sorta di abbraccio, perché lo spazio ha una forma curva che riprende i teatri della classicità greca.
Per me l'architettura è il progetto, ma anche appunto un luogo di dialogo che determina qualcosa di fisico, un manufatto che fa parte ormai della nostra cultura, dell'immaginario di tutti noi, che siamo cittadini di città.

(Mara Corradi)

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