04-02-2022

Ryan W Kennihan Architects: casa Baltrasna nei pressi di Dublino

Ryan W Kennihan Architects,

Dublino, Irlanda,

Ville,

Con la casa Baltrasna, presso Dublino, Ryan Kennihan riflette sull’approccio al recupero tipologico e alla nuova costruzione. Come integrare le rovine di un cottage agricolo di origini ottocentesche con un nuovo fabbricato ad uso abitativo, creando “una conversazione di edifici attraverso il tempo”.



Ryan W Kennihan Architects: casa Baltrasna nei pressi di Dublino

Chiamato da una famiglia statunitense desiderosa di tornare a vivere in Irlanda, Ryan W Kennihan Architects aveva avuto l’incarico di ristrutturare un cottage nella campagna costiera a est di Dublino. L'agricoltura su piccola scala è tipica di queste zone e si accompagna alla presenza di fattorie, costituite da complessi di edifici con tetto a falde che formano uno o più cortili. Essendo abitati dalla stessa famiglia, che cresceva portando con sé nuove esigenze, fino ad oggi i cottage sono sempre stati luoghi in trasformazione. Dal punto di vista architettonico, nuovi spazi erano il frutto di un’accumulazione di usi e funzioni. Riconosciute come tipologia edilizia del luogo, le fattorie sono il centro della vita della gente e un simbolo della cultura vernacolare. Nella zona costiera a nord-est di Dublino, molti cottage sono ancora abitati anche se alcuni sono in rovina e lentamente stanno scomparendo, inglobati nei sobborghi, tra i grandi quartieri residenziali e i complessi commerciali.
Fin dalla prima visita al sito del cottage, appartenuto a questa famiglia fin dal XIX secolo, Ryan Kennihan ha raccontato di aver profondamente sentito la memoria umana presente tra quelle mura: “Anche senza ricorrere al dogma di Ruskin, dobbiamo riconoscere che gran parte del valore delle vecchie costruzioni non risiede solo nell'evidenza storica di culture e tecnologie del passato, ma nella percezione della presenza delle vite che sono state vissute al loro interno e nei riflessi della condizione umana che vediamo nella loro lenta decadenza.”

In ambito privato, l’approccio al restauro volto a ripristinare le funzioni d’uso di un manufatto storico opera generalmente sui rivestimenti e realizza gli standard di isolamento attuali. Questo però comporta la creazione di spazi completamente nuovi, dove il passato è presente per tracce oppure è fatto emergere persino con eccessiva violenza, come un trofeo da esibire, ma quasi mai è reso attuale. Quasi mai si riesce a conservare il legame emotivo con le storie e gli usi che sono stati prima di noi. Un simulacro si sostituisce allo spirito autentico.
Nella casa Batrasna invece, lo studio di Ryan Kennihan ha avuto l’occasione di riflettere profondamente su questi principi, grazie a una committenza sensibile che si è lasciata guidare verso scelte controcorrente.
Di fronte alla presenza di una rovina, come in questo caso, l’approccio più frequente è quello di abbatterla e ricostruirne le sagome, completamente svuotate di significato. In virtù delle premesse invece, in questo caso ci si è spinti a riflettere sulla possibilità di operare una conservazione estrema e di integrare la rovina con un’architettura nuova. Proprio come storicamente era sempre stato fatto dai contadini, per semplice accumulazione di volumi funzionali e trasformazione degli usi. L’autenticità dunque come “accettazione della rovina esistente e creazione di una nuova struttura con organizzazione, forma e materiale che riprendano molte caratteristiche della cultura edile locale”.

Il lungo processo di evoluzione di questa fattoria aveva portato il nucleo del cottage ad arricchirsi di una stalla, un pollaio e un ricovero per attrezzature di fabbricazione più recente, come si nota dalla particolare copertura ad hangar. Un’architettura spontanea, costruita di muri in pietra locale, che formava due corti erbose riparate dai forti venti costieri. Qui il tempo aveva agito consumando superficie e oggetti, come le persiane e i ganci per gli animali nella stalla, mentre il crollo delle coperture aveva esposto alla pioggia gli ambienti e i loro vecchi oggetti abbandonati.
Il progetto di Ryan Kennihan ha costruito un nuovo volume con funzione abitativa principale, secondo le linee dettate dal linguaggio tipologico, innestandolo trasversalmente al corpo in rovina. A un solo piano, con zona giorno e zona notte unite da una circolazione rettilinea, il nuovo edificio presenta una muratura in blocchi cementizi a vista lavati con malta e porte vetrate che consentono massima libertà di visione tra gli interni, il giardino e i vecchi edifici. Il semplice tetto a falde in lamiera ondulata nasconde alla vista esterna una varietà di soffitti a "tenda" che conferiscono a ogni stanza una luce differente e mutevole.
I vecchi fabbricati invece sono stati ripuliti dalle macerie, facendo emergere tutti i materiali della costruzione nella loro sovrapposizione temporale. Non sono stati forzatamente integrati a nuovi usi, ma semplicemente accostati come recinti per la memoria e la contemplazione. Le antiche mura senza più il tetto sono diventate confini visivi e rappresentano momenti lungo il percorso di vita di una famiglia, di cui anche la nuova abitazione entra a far parte.
Con una suggestiva definizione, Ryan Kennihan ha parlato di questo intervento come di una “conversazione di edifici attraverso il tempo” , di un’abitazione che è sia antica che nuova, specifica ma universale, familiare ma anche misteriosa.

Mara Corradi

Architects: Ryan Kennihan, Jarek Adamczuk, Colin Mac Suibhne http://www.rwka.com/
Main Contractor: Peter Taaffe Builders
Engineer: Downes Associates
Location: Dublin, Ireland
Client: Private
Completed: 2020
Area: 115 sqm
Photographer: Aisling McCoy

Winner of the Best House in the RIAI Awards 2021

Winner of a Special RIAI Award for Research in Practice 2021


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