14-09-2022

AAU ANASTAS: Palazzo di Giustizia di Tulkarm, Palestina

AAU ANASTAS,

Mikaela Burstow,

Tulkarm, Palestine,

Uffici, Edifici Pubblici,

Nel nuovo Palazzo di Giustizia di Tulkarm, in Palestina, volumi caratterizzati da diversi fronti, rivestimenti e strategie di protezione dal forte irraggiamento costruiscono lo scenario degno di un landmark. Il progetto si apre alla città, sgretolando il concetto di roccaforte della giustizia.



AAU ANASTAS: Palazzo di Giustizia di Tulkarm, Palestina

Scelto come finalista del Premio Aga Khan 2022, il nuovo palazzo di Giustizia della città di Tulkarm, in Palestina, è un progetto commissionato e realizzato dall’UNOPS, l’Ufficio delle Nazioni Unite per i servizi e i progetti, sviluppato dallo studio palestinese AAU Anastas.
Il fresco respiro che si percepisce in quest’opera è motivato dall’ambizione e dalla capacità di smantellare l’immagine di una corte di giustizia tradizionale, chiusa in sé stessa e muta al dialogo con la città. Yousef ed Elias Anastas, che più direttamente se ne occupano, traducono la spinta al cambiamento in un’architettura destrutturata, composta da due volumi uniti centralmente da passaggi trasparenti, nei quali la luce penetra ampiamente e che danno accesso al paesaggio come elemento scenografico quotidiano. Essi cercano di cambiare l’idea di una cittadella della giustizia in cui la gente si rechi solo perché costretta o per necessità. Utilizzando l’ampiezza e la trasparenza degli ambienti di transito e di attesa, rendono più confortevole la permanenza all’interno. La loro intenzione è dunque costruire un luogo dove le persone possano aver voglia di andare, da visitare con interesse quale monumento urbano.
Toulkarm è una città situata nella zona settentrionale della Palestina, nota per i suoi fertili terreni e quale centro per il commercio. Il nuovo edificio del Tribunale, che ospita l’ufficio giudiziario di Primo Grado, fa parte della riqualificazione di una più estesa area urbana e sorge su un crocevia di importanti strade che disegnano un lotto di forma triangolare. Come tale, la sua destinazione era quella di diventare un’emergenza visiva, un punto di riferimento e di orientamento. Gli architetti di AAU Anastas hanno quindi eretto un’opera che rispondesse a questi intenti, inserendo però anche una serie di spazi ed elementi che fossero ponti tra il tessuto urbano e la cittadella.
Con ingresso principale a una quota superiore rispetto alla strada, vista da sotto l’architettura sembra ergersi su un podio più esteso, che da un lato valorizza il ruolo di preminenza della sede, ma d’altra parte offre una serie di spazi filtro scoperti e dedicati al verde, che frammentano le sue mura.
Se la scalinata di accesso è un elemento piuttosto comune agli edifici che hanno questo ruolo, la spianata alla sua sommità è introdotta come elemento di differenziazione, al preciso scopo di creare uno spazio di ritrovo, di attesa e di aggregazione della gente che frequenta gli uffici pubblici.
Il concetto proposto dallo studio AAU Anastas offre la rappresentazione ideale di una scenografia con piani in successione: mentre il primo volume, inferiore per dimensioni e situato in corrispondenza della punta del lotto, ospita gli uffici amministrativi, del registro e notarili, il secondo volume prismatico più esteso, con le 12 aule giudiziarie, si trova sullo sfondo del lotto. I due blocchi sono distanziati da una terza zona a cortile, delimitata da passerelle vetrate sopra il piano terra, visibile solo lateralmente e con funzione di collegamento. Dalla città, gli spazi interstiziali generati nel mezzo offrono la prospettiva dell’articolazione d’insieme e sono dunque fondamentali perché il Palazzo di Giustizia non appaia al pubblico come una roccaforte impenetrabile.
Anche dal punto di vista dei materiali impiegati e dei rivestimenti lo scenario risulta composto e molteplice. Raccontano i progettisti che la Palestina segue ancora una vecchia legge inglese che imponeva la costruzione di nuovi edifici in pietra. D’altra parte, essi aggiungono che in qualsiasi località del paese ci si trovi, si è sempre a meno di 50 km da una cava. La ricchezza mineraria ha costituito anche in questo caso un elemento decisivo. Così, il primo volume in cemento è stato rivestito in pietra locale, che incornicia le vetrate secondo una griglia apparentemente molto rigida e severa, ma in verità soggetta a variazione da un lato all’altro della facciata principale. L’uso delle strombature, che ci fanno pensare all’architettura religiosa romanica, attribuisce una tradizionale importanza al luogo; inoltre, le differenze nelle inclinazioni degli strombi hanno lo scopo importantissimo di proteggere gli ambienti interni dall’irraggiamento solare diretto. Unite a una superficie vetrata di notevole dimensione, non impediscono tuttavia ampie prospettive interne verso il paesaggio limitrofo.

Per evidente contrasto, l’edificio delle aule giudiziarie ha facciate rivestite in acciaio zincato e verniciato a polvere che brillano alla luce solare. A guisa dei moucharabieh tipici dell’architettura mediorientale, creano zone chiaroscurali in grado, a loro volta e in modo diverso, di schermare i raggi del sole, per garantire il benessere interno. Sotto le passerelle vetrate per la circolazione principale e verso l’esterno, si estendono aree verdi come piccole oasi visive in uno scenario dai predominanti colori ocra.
Dalle hall dei piani e dai percorsi orizzontali è possibile godere di uno spazio mutevole ma sempre luminoso, uno luogo circoscritto in cui, tuttavia, continuare a mantenere la percezione dell’ambiente urbano circostante.

Mara Corradi

Architects:  AAU ANASTAS www.aauanastas.com
Client: United Nations Office for Project Services
Location: Tulkarm, Palestine
Gross useable floor space: 8,937 sqm
Lot size: 4300 sqm
Competition: 2012
Start of work: 2013
Completion of work: 2015
Photographs: Mikaela Burstow


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