09-02-2022

Sebastián Arquitectos: recupero dell’eremo di San Juan de Ruesta

Sebastián Arquitectos,

Iñaki Bergera,

Saragozza, Spagna,

Chiese & Cimiteri,

Dopo essersi occupato del piano d’azione per le rovine di Ruesta, cittadina di fondazione medioevale lungo il Camino de Santiago Aragonés, l’architetto Sergio Sebastián ha affrontato il recupero del vicino eremo di San Juan de Ruesta, con un esito figurativo sorprendente.



Sebastián Arquitectos: recupero dell’eremo di San Juan de Ruesta

Nell’ambito dell’attività dello studio Sebastián Arquitectos di Saragozza una grande importanza è occupata dagli interventi legati alla salvaguardia dei beni architettonici e del patrimonio. Tra i più recenti progetti di recupero e rifunzionalizzazione sorprende in particolare quello per l’eremo di San Juan, nella località abbandonata di Ruesta, cittadina localizzata nei pressi del bacino di Yesa, nel nord-ovest della provincia aragonese di Saragozza.
Fondata come fortezza islamica nel IX secolo, lungo il fiume Aragòn, ai piedi dei Pirenei, Ruesta si trova sul Cammino di Santiago ed è patrimonio dell’UNESCO dal 1993. Per la sua posizione privilegiata fu sempre un fiorente centro di scambio fino a quando, con la costruzione del bacino di Yesa, nei primi anni ’60 del secolo scorso, la conseguente espropriazione dei terreni agricoli generò un progressivo spopolamento che lasciò la città abbandonata.
Pochi anni fa Sergio Sebastián fu incaricato di stendere un piano d’azione che ponesse un freno al degrado del nucleo urbano, affinché la cittadina potesse tornare ad avere un ruolo nel Cammino di Santiago attraverso la proposta di nuove forme di turismo. Parallelamente a quell’intervento, la Confederazione Idrografica dell’Ebro decise di commissionargli anche il recupero di un altro bene architettonico in condizioni di profondo degrado, il vicino eremo di San Juan, un tempo affacciato sul corso del fiume Aragòn e anch’esso tappa del Cammino di Santiago. La documentazione fotografica storica fa comprendere come fino a una ventina di anni fa l’edificio, per quanto reso inaccessibile dalla vegetazione, fosse ancora pressoché nella sua condizione originaria, ma nel 2001 gran parte della sua muratura perimetrale sia crollata con conseguente cedimento quasi completo della copertura. Anni prima, con la realizzazione del bacino, i suoi pregiati affreschi, definiti una delle collezioni di pittura romanica del XII secolo più importanti della Spagna, furono asportati per essere conservati, attualmente nel Museo Diocesano di Jaca.
Quando ha preso in mano il restauro dell’opera Sergio Sebastián si è chiesto che cosa resta oggi dei valori essenziali che supportarono la concezione di quest’architettura.

Concepito a una sola navata, con abside rivolta a est, l’eremo presentava in origine un volume compatto, protetto da alberi di querce e lecci, che l’architetto ha inteso ricostruire senza nascondere le fratture operate dal tempo. Lo scopo è che quest’edificio torni a essere uno spazio frequentato, come parte di un percorso vitale. La rovina non deve quindi restare tale, ma deve trasformarsi per assumere un nuovo significato funzionale, nello specifico quello di un rifugio per i pellegrini del Cammino di Santiago. La costruzione di una struttura di completamento che evochi le forme dell’eremo storico, idealmente rievocando un percorso di memorie, viene eseguita a imitazione della rovina, ma anche per contrasto. Nell’intervento di Sergio Sebastián questa costituisce circa il 60% della navata principale e va a poggiarsi sulla struttura esistente, realizzando continuità e discontinuità allo stesso tempo. La copertura è composta da lastre di pietra sovrapposte che vanno a ricostruire la copertura a due falde, adottando un linguaggio diverso dall’originale: a differenza della muratura originale, costituita da pietra tutte diverse per forma e pigmentazione, quelli di nuova costruzione sono costituiti per moduli standardizzati.
In continuità cromatica vengono ricostruiti i muri perimetrali mancanti impiegando conci in pietra scolpita chiara, con facce esterne a doppia inclinazione, in grado di formare un motivo decorativo astratto ad andamento orizzontale. I moduli costruttivi a vista contengono in se stessi piccole aperture, i cosiddetti “mechinales” , fori predisposti nei conci in fase progettuale per consentire l’ingresso della luce naturale nell’eremo, che formano una griglia a imitazione dello schema ancora visibile nei muri dell’abside. All’interno si ottiene così quell’atmosfera chiaroscurale che si presume avesse l’interno architettonico quando fu costituito. Infine, Sergio Sebastián utilizza il calcestruzzo per segnare il confine tra la rovina e il suo completamento, come già sperimentato nel recupero del borgo di Ruesta.
L’ispirazione, che ricostruisce l’unità architettonica, realizza così anche una variazione riconoscibile e distintiva che trasforma lo spazio dell’eremo in qualcosa di nuovo, predisponendolo a una diversa funzione.
Come parte dell’intervento, la sistemazione del terreno che circonda l’eremo ha previsto la posa di un certo numero di quelle pietre crollate anni fa dai muri perimetrali. La disposizione non è casuale, ma, ancora una volta, crea un reticolo che si propaga a partire dal sentiero lastricato che conduce all’ingresso dell’eremo, sul fronte sud. Si direbbe una decorazione a grande scala o un gesto paesaggistico che amplifica il valore del bene architettonico, richiamando l’attenzione di chi transita oggi sul Cammino di Santiago.

Mara Corradi

Architects: Sebastián Arquitectos slp https://www.sergiosebastian.es/
Director: Sergio Sebastián Franco
Technical architect: Pablo Sebastián
Team: AlejandroAlda, GiorgioBernardi, ValeriaGasparini, Laura Martínez
Engineers: Javier Caamaño, Matute Manrique, Assist. CHE technique
. Archeology: Paleoymas
Historian: Alex Garris
Location: Ruesta, Zaragoza, Spain
Restoration: Sponsorship Jimeno
Promoter: Confederación Hidrográfica del Ebro, and UTE Yesa
Builder: RubioMorte and UTE Yesa
Photos by: Iñaki Bergera / Sebastián Arquitectos

CAPTIONS
01-13: Photos by Iñaki Bergera
14-17: Photos by Sebastián Arquitectos
25-29: Historical photos


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