30-03-2023

Dove coltivare le nostre diversità

Clementine Blakemore Architects,

Emma Lewis, Clementine Blakemore, Lorenzo Zandri,

Dorset, UK,

Hotel,

Una fattoria senza barriere, fisiche o percettive, che sia anche centro civico e laboratoriale. L’ambizioso progetto di rigenerazione costruito da Clementine Blakemore per la Wraxall Yard, nel Dorset, si ispira alle atmosfere dei romanzi di Thomas Hardy.



Dove coltivare le nostre diversità

Nel 2021, Nick e Katie Read, padre e figlia, fondano un’associazione senza scopo di lucro a Lower Wraxall, nella regione inglese del Dorset. Oggetto del loro interesse un gruppo di fabbricati agricoli abbandonati che essi intendono riabitare e aprire alla comunità. Alla semina di ortaggi si aggiunge il recupero di 250 acri di terreno circostante allo scopo favorirne la biodiversità. Ci troviamo infatti all'interno della riserva naturale del West Dorset AONB (Area of Outstanding Natural Beauty).
Ma c’è dell’altro. La protezione dell’ambiente e la rigenerazione della vita comunitaria in contemplazione della natura devono poter confluire in un progetto ulteriore, quello dell’accoglienza di persone più fragili. La ricchezza del progetto che si realizza, due anni dopo l’apertura del cantiere, sta proprio nella molteplicità di livelli di lettura, che diventano concreti nel progetto architettonico dello studio di Clementine Blakemore per la Wraxall Yard.

L’architetta inglese è guidata da una grande sensibilità, da un lato verso il complesso edilizio, una costruzione che risale nel suo nucleo alla metà del XIX secolo, e dall’altro verso l’utenza e le sue “raffinate” e particolari esigenze.
Ove possibile le capriate in legno del tetto esistenti vengono riparate, oppure sostituite con nuove strutture in abete Douglas coltivato nel Regno Unito. Le travi reticolari del tetto sono rese visibili celando l’isolamento, mentre sono ripristinate le tegole romane in argilla rossa, inserendo dei punti di accesso per le tane dei pipistrelli. I muri perimetrali, che avevano resistito al tempo, sono rinforzati con il cemento e riparati con l’innesto di pietre recuperate di provenienza locale. I muri verso il cortile invece, più rimaneggiati negli anni e in pessimo stato, sono in gran parte ricostruiti, con pietre di recupero e disegnando muri di mattoni a graticcio, mantenendo sia il disegno di posa, sia il ritmo delle pareti originali. In affinità con la trama grezza del mattone, il legno naturale è impiegato nelle ampie finestre fisse: quelle che un tempo erano le porte delle stalle sono oggi grandi vetrate scandite da montanti con lo scopo di mitigare la luce solare diretta all’interno.

Tale concetto dell’architettura come filtro torna spesso nel progetto ed ha a che fare con l’idea di spazio di benessere, in cui ogni diversità e fragilità si senta accolta e protetta, anche in termini di privacy. Il recupero e la valorizzazione della pianta a corte ne è un esempio. Essa è il cuore del complesso e come tale è lo spazio ameno per eccellenza. Gli ingressi a est e a ovest sono solo pedonali e guardano verso la campagna, mentre ai veicoli è riservato un parcheggio posteriore, affinché non rechino distrazione.
Dal parcheggio si accede agli edifici mediante un percorso curvilineo all’interno di un bosco ceduo, e si giunge al cortile piantumato da un passaggio aperto nei fienili. Tutta la fattoria è circondata da campi coltivati secondo i principi dell’agricoltura rigenerativa, con pascoli e allevamento di api.

Clementine Blakemore racconta che, grazie alla consulenza del Center for Accessible Environments, ha potuto evitare percorsi speciali con segnaletiche, rampe o corrimano aggressivi per forma e colore, quelli che tradizionalmente identificano gli spazi della cura come luoghi del diverso. Ha riprogettato quindi la topografia del sito, creando accessi in lieve pendenza più integrati nel paesaggio. I sentieri emergono oggi dalla vegetazione perenne come piacevoli percorsi di peregrinazione, invece che come necessari tragitti diretti alla meta.
Gli interni seguono infine una palette organica basata sulle immagini naturalistiche del contesto, utilizzando materiali robusti come metallo zincato, legno prefabbricato e legno naturale, larice per i rivestimenti. E ispirandosi alle atmosfere rurali dei romanzi e delle poesie di Thomas Hardy sono stati scelti arredi prodotti da un’azienda locale, che rimandano alla tradizione ottocentesca e ai prodromi del razionalismo.

di Mara Corradi

Architects: Clementine Blakemore Architects www.clementineblakemore.com
Structural Engineer: Structure Workshop
Services Engineer: Ritchie+Daffin
Landscape Designer: Hortus Collective
Below Ground Drainage Designer: Genever & Partners
Quantity Surveyor: Align Property Consultants
Accessibility Consultant: Center for Accessible Environments
Interior Designer Clementine Blakemore Architects
Identity & Wayfinding: Smiths Studio
Location: Wraxall Yard, Lower Wraxall, DT2 0HL, UK
Start on site: May 2020
Completion: April 2022
Site area: 4600 sqm (approx.)
Gross internal floor area: 800 sqm
Client: Wraxall Yard CIC
Contract & Procurement: Route Traditional (JCT Standard 2016)
Main Contractor: Stonewood Builders
Photographs: ©Lorenzo Zandri (01-15), ©Emma Lewis (16-25), ©Clementine Blakemore (26-28)


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