01-12-2022

Sonia Massari: “Progettare cibo sostenibile è compito dei designer”

Sonia Massari, Antonella Galli, Design,

È quello che sostiene la ricercatrice italiana, esperta di design thinking applicato al mondo dell’agroalimentare: il designer dovrebbe essere convocato all’inizio del processo di ideazione e produzione del cibo sostenibile, per ‘unire i puntini’ e innovare processi, sistemi, prodotti. Ma è proprio questa visione sistematica che manca; al design si affidano solo parti singole del processo, spesso quelle più estetiche e terminali.



Sonia Massari: “Progettare cibo sostenibile è compito dei designer”

È davvero un’impresa ardua sintetizzare il percorso professionale di Sonia Massari, e in qualche modo è molto complesso anche definire la sua figura. Sonia ha vent’anni di esperienza come ricercatrice, insegnante universitaria, designer negli ambiti dell’educazione, del cibo sostenibile e dell’innovazione del sistema agroalimentare. Ha conseguito un PhD in Food Experience Design al Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Firenze, con una tesi che combinava l’importanza dell’educazione, il food system e le tecnologie digitali. Ha incarichi da vari istituti e associazioni internazionali per formulare percorsi di consapevolezza e metodologia sul fronte del design come approccio. Tra gli ultimi suoi impegni, l’organizzazione del WFDD-World Food Design Day, giunto quest’anno alla seconda edizione, che poche settimane fa è stato incluso nell’ADI Design Index 2022.

Il WFDD nasce da un’iniziativa di the Fork – Food Design Organization (dove Fork sta per Food Design for Opportunities Research & Knowledge), organizzazione globale no-profit che opera nell’ambito del cibo per ripensare i sistemi di alimentazione grazie al design e che Sonia ha contribuito a fondare. “Nel 2021 decidemmo di creare un giorno dedicato al food design proprio nella stessa data in cui le Nazioni Unite celebravano il Food Day, il 16 ottobre. Era una sorta di provocazione per accendere il faro sull’importanza vitale del design nell’evoluzione della cultura e della produzione agro-alimentare. Con una call di poche settimane abbiamo raccolto oltre 70 progetti provenienti da tutto il mondo. Sono stati raccontati in una maratona online durata ininterrottamente per oltre un giorno, dalla Nuova Zelanda al Sudamerica. Hanno partecipato artisti, produttori, nutrizionisti che grazie al contributo e alla metodologia del design hanno dato un’impronta sostenibile e innovativa alla loro attività”.

Sonia Massari è un fiume in piena e una fonte inesauribile di riflessioni sul tema. Ritiene che l’espressione food design, soprattutto in Italia, non sia percepita nel suo significato più corretto. “Si pensa che il food designer progetti un piatto o il packaging di un prodotto. In realtà il designer dovrebbe essere coinvolto sin dall’inizio per innovare sistemi e processi, ma anche politiche, canali di comunicazione e la cultura stessa del cibo. Nella produzione del sistema ittico, ad esempio, o in quello agricolo, per valutare l’approccio energetico e la conversione sostenibile delle filiere.” Il designer è colui che ha l’approccio più indicato per provocare un cambiamento effettivo del sistema, che conduca a processi sostenibili per l’ambiente e a regimi alimentari salutari per l’uomo (e le due cose, evidentemente, non possono viaggiare su binari separati). È vero che compito del designer è risolvere i problemi, ma anche innestare una visione nuova nelle situazioni in cui è chiamato ad operare. “La formazione superiore oggi in Italia consente diversi percorsi; molti sono i food designer, ma rischiano di non essere compresi e assorbiti dal mercato del lavoro”, sostiene ancora Sonia Massari, “perché è il sistema a non valorizzarli. Anche solo l’ideazione di un menù comporta riflessioni progettuali: bisogna identificare il percorso che c’è alle spalle, coinvolgere il territorio locale, ad esempio, e valutare le possibili ricadute formative e innovative che certe scelte portano.”

Il punto di svolta, almeno in Italia, è stato certamente Expo 2015, che ha acceso interesse e sensibilità verso questo grande ambito primario delle civiltà e delle economie mondiali. Sonia Massari si occupa di ideare anche corsi di formazione: “Il primo master in Food Design dopo l’Expo nasce a Milano”, racconta, “poi in tutta Europa e anche in Sudamerica. Ho partecipato all’apertura di tutti questi master. Si cercava una pedagogia adeguata a definire delle opportunità, in un contesto che già contiene tutto quello che serve. Il design ha la capacità di ‘connettere i puntini’, creando nuove opportunità, a partire dall’esperienza. In un agriturismo, ad esempio, un designer può operare per riportarlo alla sua vocazione primaria, l’agricoltura, incidere sull’identità e la comunicazione, creando anche un ecosistema di supporto all’attività. Questo è il reale compito del food designer”.

Antonella Galli

Didascalie
Foto: Courtesy Sonia Massari

01 Cioccolato Autoctonario: progetto di due designer uruguaiane per rimettere sul mercato frutti autoctoni non più in commercio. Courtesy Autoctonario
02 e 10 Sonia Massari, tra gli altri incarichi in ambiti di ricerca e docenza, è stata co-director della prima European Conference Food Design per ADI tenutasi a Milano nel 2015.
03 Totomoxtle di Fernando Laposse. Bio-materiale per il rivestimento derivato dalle foglie di antiche varietà mais messicano. Credits Fernando Laposse
04 RecuperAle, birra artigianale realizzata utilizzando eccedenze alimentari di qualità (pane) destinate ad essere sprecate, realizzata insieme a detenuti in un percorso di reinserimento, concepita per sostenere l’impatto sociale di EquoEvento e Vale la Pena, le due Onlus che l'hanno ideata. Foto courtesy Equovento e Vale la Pena.
05 Progetto di tesi: strumenti per la cucina che insegnano a non sprecare; credit Monica Bortolussi 
06 Istituto Italiano di Tecnologia IIT di Genova, ricerca su bioplastiche da scarti vegetali. Foto courtesy IIT
07 The Coral: produzione domestica di alghe per l’alimentazione e per depurare l’aria. Le sedici celle consentono di avere un raccolto continuativo con un ciclo di due settimane per ciascuna. Courtesy The Coral
08 S/Zout di Studio H (Cape Town, Sudafrica): verdure coltivate con acqua salata. Lo studio ha lavorato con Salt Farm Texel, azienda agricola danese specializzata in coltivazioni che sopportano l’acqua salata, in risposta alla carenza globale di acqua. Foto courtesy Studio H.
09 Il logo di World Food Design Day 2022, ideato da FORK (Food Design x Opportunities Research and Knowledge), no profit internazionale sul food e design di cui Sonia Massari è co-fondatrice


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