01-09-2022

Marcin Rusak, la natura è materia

Marcin Rusak, Design, Antonella Galli,

Fiori e foglie, rami e steli, petali, stami e pistilli sono i materiali su cui si incentra il lavoro del designer e artista polacco Marcin Rusak. Raccolti, composti, ricoperti con resine e metalli liquidi, sono trasformati in arredi e complementi, ora riuniti in una mostra curata da Federica Sala per BIO27, la 27° Biennale del Design di Lubiana.



Marcin Rusak, la natura è materia

Tutto ha inizio dalla storia della sua famiglia: Marcin Rusak, polacco, classe 1987, è cresciuto vicino a Varsavia, dove il nonno e il padre coltivavano fiori per il commercio all’ingrosso. Un’attività che Marcin ha conosciuto sull’orlo del fallimento, tra serre abbandonate e infestate da erbacce. Durante la sua formazione a Londra come designer, il giovane polacco ha iniziato a lavorare sull’idea di decadimento che aveva sperimentato negli anni dell’infanzia: la natura produce materia meravigliosa, colorata, multiforme, che ineluttabilmente si trasforma, evolve, deperisce. La sua ricerca si è, quindi, incentrata sui modi di utilizzare questa materia nella produzione di oggetti e opere, cercando di cristallizzarne la bellezza, quasi di bloccarla in un’istantanea che ne rallenti il declino.

È nata così la prime serie di vasi, i Perishable Vases, in resine naturali che inglobano piante e fiori e che, inevitabilmente, subiscono modifiche nel tempo. In occasione di una mostra collettiva del 2016 a Londra, Marcin Rusak è stato intercettato dalla curatrice milanese Federica Sala, che lo ha presentato nel 2021 a Milano con la mostra Unnatural Practice presso Ordet, il centro di promozione dell’arte contemporanea di via Adige diretto da Edoardo Bonaspetti e Stefano Cernuschi. Dai Perishable Vases l’opera di Rusak si è evoluta, perfezionando i metodi di produzione e ampliando le applicazioni: i fiori e le foglie, che il designer recupera dal residuo inutilizzato del commercio dei fiori, vengono fatti seccare in appositi armadi, quindi composti su strutture metalliche e tele rivestite da metalli liquidi applicati a spruzzo o conglobati in resine naturali e artificiali. Come nella serie Flora, che include cabinet, tavoli, madie e lampade realizzati in resina bianca, trasparente o nera ed esposti in alcune delle più prestigiose gallerie internazionali (la Twenty First Gallery di New York, la Carwan Gallery di Atene).

In questi mesi e fino al 2 ottobre le opere e la ricerca di Marcin Rusak sono protagonisti della mostra Dna of Things, sempre curata da Federica Sala presso il palazzo Cukrarna di Lubiana e parte della 27° Biennale del Design Bio27. “La mostra in corso ha origine da quella milanese svoltasi presso Ordet, ne è una evoluzione”, mi racconta Federica, “poiché lo spazio che la ospita è diverso e il lavoro stesso di Marcin Rusak si è arricchito. Il designer fa qualcosa in più che assemblare materiale naturale: dà vita a forme che in natura non esistono, a partire dal materiale che la natura stessa gli fornisce. Nella collezione Protoplasting Nature, ad esempio, utilizza vegetazione esistente e la ‘frizza’ con metalli spruzzati - alluminio, ottone, bronzo - quasi congelando le foglie e trasformandole in elementi strutturali. I tavoli in bronzo, ad esempio, posseggono un’anima naturale al di sotto della superficie metallica.”

Rusak è una figura che si pone tra la scienza e il design: lo studio della materia vegetale è parte primaria del suo percorso progettuale, che ha come esiti pezzi di fruizione artistica, ma anche arredi da collezione in cui il tempo ha un ruolo trasformativo, come per tutti gli oggetti realizzati in materie organiche. Ma, a quanto pare, per Marcin Rusak il tempo non è solo un ‘inevitabile accidente’, bensì la fonte di ispirazione, la forza che produce evoluzione e deperimento, entrambi catturati e bloccati nelle sue opere. In quest’ultima mostra il designer si è spinto anche oltre: “Ha impostato una riflessione sul Dna delle piante”, spiega la curatrice, “da cui il titolo della mostra: tra i pezzi esposti c’è una sorta di guscio ovoidale in plastica biodegradabile al cui interno sono contenuti fiori veri con stringhe di Dna modificato digitalmente al fine di stoccare dati e informazioni. Una sorta di capsula temporale, un oggetto da film di fantascienza che rappresenta un ammonimento sull’uso sconsiderato del patrimonio vegetale e naturale per scopi puramente umani.” Un monito che, purtroppo, risuona fortemente attuale.

Antonella Galli

Didascalie e crediti
La mostra Dna of Things sull’opera di Marcin Rusak, curata da Federica Sala, si svolge a Lubiana (Slovenia) presso il palazzo Cukrarna in occasione della 27° Biennale del Design BIO27 fino al 2 ottobre 2022. Immagini Courtesy Marcin Rusak Studio

01 e 04 Marcin Rusak, Tephra Vase: vaso realizzato con fiori trattati, iuta e metallo liquido; photo Marcin Rusak Studio
02 Marcin Rusak, photo Kasia Bielska
03 Marcin Rusak, Protoplasting Nature, Encoded Symbols: sculture luminose realizzate con foglie, acciaio e zinco.
05, 07, 08 Dna of Things, Installation View, photo Marcin Rusak Studio
06, 13, 14 Dna of Things, 2022: plastica biodegradabile stampata in 3D, resina, fiori veri
09-12 Monster Flower I in nylon stampato a 3D e due videinstallazioni


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