05-05-2022

La Secessione viennese e lo spirito del design

Piacenza, Italy,

Mostre,

Design, Antonella Galli,

Una mostra a Piacenza esamina la figura di Gustav Klimt immersa nel suo tempo, i legami culturali e l’impronta lasciata dal grande artista, primo presidente della Secessione fondata a Vienna nel 1897. Innumerevoli le ricadute del movimento sulle arti applicate, di cui sono esposte alcune notevoli testimonianze.



La Secessione viennese e lo spirito del design

Per gli artisti e gli intellettuali che rivoluzionarono l’arte austriaca ed europea alla fine del XIX secolo fondando la Secessione viennese, l’arte rappresentava una veste totale (‘gesamtkunstwerk’) da applicare ad ogni ambito dell’esistenza. Inevitabile, quindi, coinvolgere le arti applicate, ovvero quei mestieri da cui nasceva l’universo degli oggetti utili e decorativi: una visione che impresse una svolta non solo all’arte, ma anche agli stanchi modelli dell’abitare propri del tardo romanticismo borghese. Gustav Klimt fu il geniale capofila di quel movimento, e come tale viene celebrato nella mostra ‘Klimt. L’uomo, l’artista, il suo mondo’, fino al 24 luglio presso la Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza e gli spazi di XNL - Piacenza Contemporanea.

Il grande artista è presente con numerose opere, tutte in qualche modo collegabili al ‘Ritratto di Signora’ del 1916-17, proprietà della Galleria Ricci Oddi e fulcro della mostra, doppiamente misterioso perché sovrapposto sulla tela a un antecedente ritratto che si credeva scomparso, e perché rubato nel 1997, quindi ritrovato nel 2019 al termine di una vicenda ancora oggi oscura. Ma la mostra, curata da Gabriella Belli ed Elena Pontiggia con il coordinamento scientifico di Lucia Pini, direttrice della Galleria Ricci Oddi, include tra le 160 opere anche lavori di Edvard Munch, Odilon Redon, James Ensor, Egon Schiele, Oskar Kokoschka e un’interessante sezione di arredi, argenti, ceramiche, bassorilievi, gioielli, arazzi e opere decorative, sia delle celebri Wiener Werkstätte, la comunità creativa che tradusse nelle arti applicate i principi estetici della Secessione, sia dei seguaci italiani di Klimt, dopo la sua presenza alla Biennale di Venezia del 1910.

Ecco quindi, lungo il percorso, alcuni arredi come un prezioso cabinet decorato da placche in metallo argentato di Georg Klimt, fratello di Gustav, un calice in argento con coperchio di Josef Hoffmann, di cui sono esposti anche gli innovativi cestini in lamiera bianca e una poltroncina triangolare in legno. Di Koloman Moser, altra anima delle Wiener Werkstätte, una poltrona monumentale intarsiata del 1904; di Otto Prutscher un vaso opalescente rosa e blu e un pendente in oro con catena, che condensa in un monile la forza espressiva di un’epoca intera.

Lucia Pini, neo-direttrice della Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, mi aiuta a mettere a fuoco questa sezione trasversale, così inusuale e preziosa, della mostra: “La cosa impressionante è la varietà di tecniche e di materiali che questi oggetti ci mettono di fronte, perché non c’è un ambito che non sia esplorato: avorio, ceramica, bronzo, metalli preziosi, vetro. Quello delle Wiener Werkstätte è un progetto a 360°, dove nessuna tecnica o materiale è escluso, anche materiali desueti. L’avorio non è così comune e si trova negli intarsi dei mobili, come in una piccola meravigliosa scatola portagioie con due profili all’egizia, del 1903 circa. Altra cosa incredibile è la modernità di alcuni oggetti”, continua Lucia Pini, “come i cestini in maglia metallica di Hoffmann: sono del 1905 e sua fu l’idea di usare questa sorta di prestampato reticolato e trarne un oggetto estremamente significativo, di una modernità fuori dal tempo.” I tre cestini, dalla forma oblunga e dal manico arcuato, in effetti non tradiscono la loro età, 117 anni, e potrebbero tranquillamente trovarsi in una vetrina di oggettistica contemporanea.

Anche i seguaci italiani di Klimt hanno creato opere rilevanti, a partire da Vittorio Zecchin con i suoi vetri e i dipinti, Galileo Chini con i vasi in ceramica, ma anche Adolfo Wildt e Felice Casorati, rappresentato in mostra dall’enigmatico dipinto “Il sogno del melograno” e da due sculture in terracotta verniciata, Maschera nera e Maschera rossa.

“Le maschere di Casorati si confrontano con suggestioni egiziane antiche”, spiega la direttrice della Galleria Ricci Oddi, “una modalità di guardare molto indietro nel passato esotico che si trova nella cultura della Secessione”. In Italia quest’onda creativa giunse con un po’ di ritardo, a seguito della presenza di Klimt alla Biennale di Venezia del 1910. I vetri e i dipinti di Zecchin e le ceramiche di Chini, sviluppati in seguito a quella rivelazione artistica, per Lucia Pini “sono la traduzione della suggestione klimtiana in una partitura decorativa minuta, bidimensionale e magica, trasposta tralasciando l’aspetto inquietante dell’opera di Klimt.” Ma quell’inquietudine – “una sorta di ambivalenza tra Eros e Thanatos”, ricorda Pini – in Klimt è sempre presente: fu il lugubre presagio delle guerre del Secolo Breve, che erano di lì a venire; e rimane - cento anni dopo - quantomai attuale.

(Antonella Galli)

Didascalie e crediti

Immagini della mostra ‘Klimt. L’uomo, l’artista, il suo mondo’, presso Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi e XNL - Piacenza Contemporanea, Piacenza

01 Sezione I seguaci italiani, In primo piano, Adolfo Wildt, Carattere fiero, animo gentile, 1912. Marmo con dorature, 38 × 57 × 57 cm Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia - Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro. Sullo sfondo, Felice Casorati, Il sogno del melograno, 1912. Olio su tela, 138 × 134 cm Collezione privata. Foto Del Papa
02 Sezione Klimt. Le figure. In primo piano, Koloman Moser, Poltrona monumentale, Wiener Werkstätte, 1904 Legno intarsiato, 67 × 57 × 106 cm, Collezione privata, Francia - courtesy ED Gallery, Piacenza
03 Sezione I manifesti della secessione viennese; Gustav Klimt, Manifesto per la I Mostra della Secessione dopo la censura (26.03.1898 - 20.06.1898), 1898 Litografia a colori su carta, 63,8 × 46,1 cm © Klimt Foundation, Vienna
04 Sezione I seguaci italiani; teca con i vasi in ceramica smaltata di Galileo Chini e Vittorio Zecchin, Vaso a murrine, manifattura Artisti Barovier, Murano, 1914-1918 (Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia)
05 e 06 Sezione Le Wiener Werkstätte
07 Sezione I seguaci italiani, Felice Casorati, Maschera nera, maschera rossa, 1914, Terracotta verniciata, 22 × 30 × 17,5 cm ciascuna. Torino, collezione privata
08 Gustav Klimt, Ritratto di signora, 1916-1917, Olio su tela, 68 × 55 cm, Piacenza, Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi. Foto Del Papa
09 Piacenza, Palazzo XNL, ingresso della mostra
10 Sezione I manifesti della secessione viennese; Alfred Roller, Manifesto per la XVI Mostra della Secessione (17.01.1903 - 01.03.1903), 1903 Litografia a colori su carta, montata su tela, 95,9 × 33,2 cm. © Klimt Foundation, Vienna
11 Sezione I manifesti della secessione viennese; Joseph Maria Olbrich, Manifesto per la II Mostra della Secessione (12.11.1898 - 28.12.1898), 1898 Litografia a colori su carta, 86,5 × 46 cm Vienna, Klimt Foundation
12 Sezione Opere giovanili, foto Del Papa
13 Sezione Klimt e la Secessione viennese, in primo piano, Josef Hoffmann, Poltroncina triangolare, per il padiglione austriaco all’Esposizione per il cinquantenario del Regno d’Italia a Roma, 1911 Legno, 72 × 63 × 44 cm Udine, collezione privata - courtesy ED Gallery, Piacenza
14 Sezione “Ver Sacrum” e altre riviste secessioniste viennesi, Foto Del Papa
15 Sezione I seguaci italiani, Vittorio Zecchin, Le principesse e i guerrieri, 1914, Olio e oro su tela, 170x188 cm, Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia - Galleria Internazionale d’Arte Moderna, di Ca’ Pesaro


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