11-08-2022

Il governo statunitense, il design stradale e le vittime del traffico

Daniel Lee, Alexander Popov,

Design,

La fallibilità umana non dovrebbe portare alla fatalità umana. È un approccio semplice quello adottato dal dipartimento dei trasporti statunitense, che mette al centro della responsabilità il design delle infrastrutture, dei veicoli e dei regolamenti. Partendo dall'assunto che errare è umano, questo cambio di focus, già applicato con successo in Svezia, potrebbe ridurre il significante numero di morti stradali che avvengono negli Stati Uniti d’America.



Il governo statunitense, il design stradale e le vittime del traffico

Le statistiche servono a corroborare i fatti, quando non sono malinterpretate. È questo il caso di un dato citato in un report del 2015 della US Department of Transportation’s National Highway Traffic Safety Administration, secondo il quale il 94% degli incidenti stradali sono causati da errori umani. Lo studio asseriva che le azioni dell'autista fossero la ragione principale alla base degli incidenti, un pensiero che su due piedi sembra inequivocabile. Non fosse che una rilettura da parte del dipartimento, avvenuta alla fine dello scorso anno, abbia fatto emergere come l'improvvisa sterzata dell'automobilista, il colpo di sonno, insomma qualunque azione compiuta, fosse sempre e solo l'ultimo anello di una catena di circostanze. Queste, se rintracciate, derivavano da una carenza nei controlli del tratto stradale, dalla velocità consentita, dalla presenza di segnaletica o, volendo allargare il ragionamento, dalle politiche urbanistiche che hanno reso impossibile muoversi negli Stati Uniti d’America senza un'automobile.

Nel gennaio di quest'anno il dipartimento dei trasporti ha rimosso quella percentuale dal proprio sito web, rilasciando in seguito una dichiarazione attraverso il segretario Pete Buttigieg: “Human fallibility should not lead to human fatalities”. Un bel cambio di paradigma nel modo di vedere le cose. A riprova di quanto detto, Buttigieg ha presentato il "National Roadway Safety Strategy", un set di azioni e raccomandazioni che toccano vari punti, dai regolamenti sulle velocità alla forma delle strade, fino alle tecnologie minime richieste dalle automobili, in cui l'approccio progettuale sposta la responsabilità dal singolo individuo verso il contesto in cui esso viene a trovarsi.

“That's a big paradigm shift, to recognize people are going to make mistakes and that we aren't going to berate and enforce our way to perfect behavior,” ha raccontato a Wired Ken McLeod in rappresentanza della League of American Bicyclists. Il tema più difficile da affrontare rimane comunque l'implementazione effettiva del piano che dovrà essere sviluppato nell'arco di diversi anni e con le risorse appropriate. Questo dovrebbero iniziare grazie a una legge sul tema passata negli stati Uniti d’America giusto pochi mesi fa. Il nuovo approccio progettuale voluto dal dipartimento dei trasporti statunitense prende spunto da un modello svedese, Vision Zero, secondo il quale le strade dovrebbero essere disegnate e gestite in modo da permette alle persone di commettere errori, ma senza mettere a rischio l'incolumità propria e degli altri. Tutti gli stati della federazione a stelle e strisce dovranno quindi avvalersi di un manuale di design già esistente, che verrà presto aggiornato, mettendo il focus delle linee guida sulla sicurezza delle persone e la loro umana capacità di sbagliare.

Questo cambio di paradigma è una buona notizia per gli Stati Uniti d’America, un paese che si trova piuttosto indietro nella classifica generale della World Health Organization sulla sicurezza stradale, con 12 morti ogni 100000 abitanti contro i 3 della Svezia, esempio scelto non a caso.

Cib

Pictures: Daniel Lee, Alexander Popov


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