08-12-2022

Il corpo allo specchio, tra moda e psiche

Antwerpen, Belgio,

Elisa De Wyngaert, Antonella Galli, Design, Yoon Hee Lamot,

Perché le bambole hanno attraversato tutte le epoche e tutte le culture suscitando attrazione, tenerezza, talvolta paura? Gli avatar sono i manichini del futuro? Gli abiti ci proteggono o ci nascondono? Questi e altri sono gli interrogativi a cui la mostra ‘Mirror Mirror – Fashion & the Psyche’, in corso ad Anversa e Gand, prova a rispondere. Dimostrando come la moda non solo ci veste, ma svela molto di noi e della nostra interiorità.



Il corpo allo specchio, tra moda e psiche

“Specchio, specchio delle mie brame…”: alla frase celebre della matrigna di Biancaneve si ispira il titolo della nuova mostra del MoMu, il Fashion Museum di Anversa, ‘Mirror Mirror – Fashion & the Psyche’, che si estende anche al Museum Dr. Guislain di Gand, ex-ospedale psichiatrico, il più antico del Belgio, fino al 26 febbraio. Nel richiamare la favola (che, come tutte le favole, è metafora delle dinamiche umane), i curatori hanno voluto concentrarsi sul rapporto tra noi e la nostra immagine, mediato dall’apparato degli abiti. Nei loro intenti, non è la moda al centro della mostra, ma il corpo: come viene inteso, interpretato, replicato, vestito, e come la moda rappresenti un potente medium che riflette la nostra interiorità e, soprattutto, i nostri conflitti. “In questa mostra il corpo è centrale,”, afferma Kaat Debo, direttore del MoMu, “insieme a come è rappresentato dai fashion designer e dagli artisti, così come dal mondo digitale che ci circonda, con la sua presenza sempre più capillare. Abbiamo messo in mostra tutti questi stimoli in una scenografia immersiva, che sperabilmente ispirerà i visitatori.”.

Il punto di vista dei curatori Elisa De Wyngaert e Yoon Hee Lamot, realmente innovativo, parte dallo sguardo che abbiamo su di noi e lo analizza criticamente. La prima sezione della mostra indaga come percepiamo noi stessi e gli altri e quanto gli abiti ci diano riparo, forza o potere. Il percorso inizia con immagini riflesse e disturbate del corpo umano: una trappola psicologica, quella della errata percezione di sé, che tormenta la nostra epoca. Ne sono un esempio i disagi alimentari e comportamentali creati da ideali di bellezza troppo elevati promossi dai media, la necessità, a volte maniacale, di utilizzare i filtri (sempre più sofisticati) per riprodurre la propria immagine nelle interazioni digitali e sui social, ma anche i sempre più frequenti casi di Body Dismorphic Disorder (BDD), che si manifesta con una eccessiva preoccupazione per difetti fisici in realtà impercettibili o inesistenti, portando chi ne soffre a confrontarsi ossessivamente con lo specchio.

Un'altra deformazione che affligge il nostro immaginario, sempre più spinta dalla comunicazione pubblicitaria, è la frammentazione del corpo, in particolare quello femminile che viene separato in parti (il viso, la pancia, le mani, gli occhi, le gambe) per spingere a consumare un prodotto che dovrebbe risolvere un problema specifico, come se il corpo fosse un insieme di parti indipendenti e meccaniche. Le creazioni di alcuni stilisti d’avanguardia, come Issey Miyake, Noir Kei Ninomiya o come l’artista e hair-stylist Cyndia Harvey con le sue parrucche, illustrano come sia possibile giocare con la silhouette per creare abiti che si frappongono tra il corpo e gli sguardi esterni, creando una protezione attraverso proporzioni fantasiose che combattono gli standard della bellezza ideale.

Il percorso prosegue con una grande casa delle bambole, in cui si incontrano bambole e manichini dal mondo dell’arte e della moda. Elisa De Wyngaert confessa la sua attrazione per questi oggetti, “portatori significativi di messaggi molto diversi”. Nella sezione sono in mostra esemplari di bambole che già nel XIV secolo accompagnavano i sarti dell’epoca nei loro viaggi lungo l’Europa per vendere abiti alle élite, ma si può ammirare anche una bambola della Bella Addormentata che russa, opera dissacratoria dello stilista belga Walter Van Beirendonck creata appositamente per la mostra. Le bambole rappresentano da secoli un alter-ego femminile, non sempre positivamente caratterizzato: sono spesso protagoniste di film e libri horror, forse anche per la loro ambiguità di oggetti inanimati, che però fanno le veci di esseri viventi.

Anche i manichini, che sembrano neutrali strumenti di lavoro, in realtà risentono delle isterie e delle visioni distorte legate alla percezione del corpo. I manichini, comparsi nelle vetrine tra il 1880 e il 1890, furono progettati per sedurre i passanti; quindi, rappresentano essi stessi l’ideale di bellezza trasmutato dalle varie epoche. Non hanno un volto definito e, nella quasi totalità dei casi, riproducono le fattezze standard del gruppo etnico caucasico, bianco ed europeo, magro, slanciato, spesso irreale.

La sezione che chiude la mostra si lascia alle spalle il corpo fisico: gli avatar sono le bambole (o i manichini) del mondo digitale, e ugualmente impattano sul nostro immaginario, quasi dominando la psiche dei propri creatori. In questa sezione finale gli avatar appaiono in opere immersive di Ed Atkins, Pierre Huyghe e Melik Ohanian, che interpretano la dissoluzione della fisicità in una realtà interamente virtuale.

Antonella Galli

Didascalie
Exhibition ‘Mirror Mirror – Fashion & the Psyche’
Curators Yoon Hee Lamot and Elisa De Wyngaert
​ Until 26/02/2023 at MoMu - Fashion Museum, Antwerp & Museum Dr. Guislain, Ghent ​momu.be
Foto: Courtesy MoMu Fashion Museum Antwerp

01
Walter Van Beirendonck, ‘Mirror Ghosts Whisper Loud’, Spring-Summer 2021. Miniature models realised and painted by Eli Effenberger-Menagerie Tokyo, miniature clothes by Trois Quart Antwerp, credits videostill: Erik Peiren

02-04
Exhibition ‘Mirror Mirror – Fashion and the Psyche’, MoMu Antwerp, photo Stany Dederen

05
Yasuyuki Ueno, Untitled, 2010, Crayon on paper, Courtesy of the artist and ABCD / ART BRUT Collection Bruno Decharme

06
Fashion doll’s dress, c. 1760s. Collection of Fashion Museum Bath. Purchased with the aid of the V&A Purchase Grant Fund and the National Art Collections Fund, photo: Peter Stone

07
Kenneth Ize, lookbook photographed in Lagos, Nigeria, Spring-Summer 2019, photo: Kene Nwatu

08
Paper Surgery by Veronika Georgieva in collaboration with Stephen j Shanabrook, 2010

09
Dirk Van Saene, Autumn-Winter 2019-20, Art direction & styling: Andrea, model: Mathilde Timmerman, contributing artist: Stef Van Looveren, make-up: Jenneke Croubels, photo: Ronald Stoops

10
Viktor & Rolf, ‘Russian Doll’ collection, Autumn-Winter 1999-00, photo: Bardo Fabiani

11
Simone Rocha, Spring-Summer 2021, photo: Andrew Nuding

12
Walter Van Beirendonck, Spring-Summer 2012, MoMu Collection inv. X234, photo: Stany Dederen


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