07-07-2022

documenta fifteen, uno sguardo sul futuro dell'arte

Kassel, Germania,

documenta, Design,

Come ogni cinque anni dal 1955 documenta è tornata a popolare la città tedesca di Kassel, dando spazio ad artisti, attivisti, collettivi, cooperative e associazioni impegnate in situazioni difficili e marginali, alle prese con questioni sociali quanto mai concrete. Curato dal collettivo indonesiano ruangrupa, documenta fifteen cerca di dirci qualcosa sul futuro dell'arte e sul suo posizionamento rispetto alla società.



documenta fifteen, uno sguardo sul futuro dell'arte

Lo scorso 18 giugno, nella cittadina tedesce di Kassel, ha inaugurato la quindicesima edizione di documenta. Una mostra strana, come è stata definita da una certa parte degli addetti ai lavori dell'arte contemporanea. Sicuramente una mostra seminale, capace, come già dimostrato nelle quattordici edizioni antecedenti, di fornire una prospettiva di lungo respiro al mondo dell'arte in tutte le sue accezioni.

Curata dal collettivo indonesiano ruangrupa, che si scrive con l'iniziale minuscola proprio come documenta, la mostra indaga e sperimenta per tentativi, spingendo come a ogni edizione il limite di cosa sia considerabile arte e cosa invece no, cosa abbia senso e cosa si possa arrivare a esporre in uno spazio aperto al pubblico. Non è un mero esercizio di stile: la ricerca che ha portato in passato a tematizzare l'arte "politica" ora esce dalla mera ideologia, con il preciso intento di porre il focus sulla concretezza dei problemi e delle soluzioni che questi necessitano. Per questo motivo è normale incontrare opere di associazioni e cooperative, oltre ai singoli artisti, gruppi di attivisti, collettivi creativi che agiscono nel concreto. Alcuni nomi dei membri invitati sono infatti significativi, come i colombiani Más Arte Más Acción, The Question Of Funding (che ha curato un'esposizione di artisti di Gaza, procurando a documenta accuse di antisemitismo) o l'Instituto de Artivismo Hannah Arendt.

Il tema scelto da ruangrupa per documenta fifteen è "lumbung" una parola indonesiana che designa quel luogo dove viene stivato il riso raccolto in eccesso. Si tratta di un magazzino condiviso, organizzato secondo una logica orizzontale, che serve a compensare la sfortuna di alcuni coltivatori con la fortuna di altri. Estrapolato dal contesto, usato come ispirazione, metodo, attitudine, "lumbung" diventa un concetto chiave per intravedere un futuro nel mondo dell'arte, un futuro che parla di concretezza, che non pensa alle esposizioni patinate e ai vernissage, ma che si sporca le mani di pratiche generose. Come si legge nella nota stampa di lancio di documenta fifteen: "lumbung è la pratica concreta adottata nel percorso verso documenta fifteen, nei suoi 100 giorni di svolgimento e oltre. La pratica rende possibile un’economia della collettività, la costruzione con risorse condivise e una distribuzione equa. lumbung è ancorata nel locale e si basa su valori quali lo humour, la generosità, l’indipendenza, la trasparenza, la sufficienza e la rigenerazione"..

Nelle trentasette location che hanno preso vita e rimarranno aperte fino al prossimo 25 settembre, l’idea di "arte" viene quindi intesa in tutti i modi possibili: allestimenti, proiezioni, performance, workshop, dibattiti. Non solo osservazione e fruizione passiva, dunque, e non solo artisti nell'accezione tradizionale del termine, ma un mix eterogeneo che riunisce anche gang di attivisti, editori indipendenti, cooperative di designer, associazioni di volontariato e tanto altro.

documenta fifteen è un modo concreto per accorciare la distanza tra il mondo dell'arte e quello reale, una distanza incrementata con il passare del tempo, che sovverte le logiche del profitto a partire dall'organizzazione degli spazi, dall'autoproduzione e dalle modalità di finanziamento. Basti pensare che questa edizione ha prodotto la propria birra e il proprio caffé, oltre ad aver realizzato tutte le stampe in un laboratorio sociale.

Forse la prova che documenta è una tra le mostre più importanti a livello globale per l'arte contemporanea, sta proprio nella distanza dall'establishment dell'arte stessa. Come raccontano gli organizzatori: “Abbiamo avuto il più basso numero di accreditati professionali per i giorni di preview, ma abbiamo il più alto numero di prenotazioni per i giorni di apertura al pubblico”.

Cib

Fotografie courtesy documenta, Victoria Tomaschko, Nicolas Wefers

https://documenta-fifteen.de/
https://ruangrupa.id


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