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- Spring Wind House by auworkshop, Ungheria.
Un lavoro concettuale dei giovani architetti dell'architecture uncomfortable workshop di Budapest indaga il rapporto tra forze della natura e abitare.
La Spring Wind House, ovvero la casa del vento primaverile, è nata da un'idea tra amici per festeggiare l'arrivo della bella stagione.
Essendo questi i membri dello studio auworkshop, fondato nel 2009 a Budapest da quattro laureati al Politecnico di Budapest Péter Boronkay, Emil Dénes Ghyczy, Lukács Szederkényi e Karolina Szabados, non poteva che nascere un'opera architettonica.
Fedeli alla loro ricerca concettuale che indaga sui nuovi modi dell'abitare hanno sviluppato la Spring Wind House: una contraddizione fatta oggetto.
Normalmente la casa ci deve riparare dalle intemperie, tra cui anche il vento, ma qui è il vento stesso che non solo dà la forma alla casa, ma senza la sua forza questa non esisterebbe. Il suo soffiare incessante gonfia i teli che simboleggiano le pareti, creando l'archetipica silhouette e inquadrature uniche del paesaggio circostante.
Un modo nuovo, giocoso e poetico per sfruttare il vento che fa riflettere sul nostro rapporto con la natura.
Come cantava Bob Dylan, “The answer is blowin' in the wind.”
Progetto: architecture uncomfortable workshop
Luogo: Ungheria
Anno: 2013
Fotografie: Courtesy of auworkshop
La Spring Wind House, ovvero la casa del vento primaverile, è nata da un'idea tra amici per festeggiare l'arrivo della bella stagione.
Essendo questi i membri dello studio auworkshop, fondato nel 2009 a Budapest da quattro laureati al Politecnico di Budapest Péter Boronkay, Emil Dénes Ghyczy, Lukács Szederkényi e Karolina Szabados, non poteva che nascere un'opera architettonica.
Fedeli alla loro ricerca concettuale che indaga sui nuovi modi dell'abitare hanno sviluppato la Spring Wind House: una contraddizione fatta oggetto.
Normalmente la casa ci deve riparare dalle intemperie, tra cui anche il vento, ma qui è il vento stesso che non solo dà la forma alla casa, ma senza la sua forza questa non esisterebbe. Il suo soffiare incessante gonfia i teli che simboleggiano le pareti, creando l'archetipica silhouette e inquadrature uniche del paesaggio circostante.
Un modo nuovo, giocoso e poetico per sfruttare il vento che fa riflettere sul nostro rapporto con la natura.
Come cantava Bob Dylan, “The answer is blowin' in the wind.”
Progetto: architecture uncomfortable workshop
Luogo: Ungheria
Anno: 2013
Fotografie: Courtesy of auworkshop