10-12-2021

Suppose Design Office: Casa nel quartiere di Odaka, Nagoya

Suppose Design Office,

Toha,

Nagoya, Japan,

Housing,

La casa di Suppose Design Office è stata costruita su una collina, fazzoletto verde tra i pochi rimasti a Odaka, quartiere a sud della città di Nagoya, in Giappone. Sperimentazione sul concetto di abitazione contemporanea giapponese, l’architettura cerca la permanenza nella sua composizione leggera.



Suppose Design Office: Casa nel quartiere di Odaka, Nagoya

Suppose Design Office è uno studio giapponese fondato circa 20 anni fa a Hiroshima. Conosciuto nel suo paese, negli anni si è fatto notare all’estero soprattutto per le realizzazioni di interni commerciali e per i progetti di abitazioni. La casa nel quartiere di Odaka a Nagoya, terza metropoli commerciale del Giappone, è l’esito della più recente evoluzione nella ricerca verso il concetto di residenza per la cultura giapponese contemporanea.
Il sito in questione si trova all'estremità meridionale della città, in quello che un tempo era un terreno agricolo e che è stato trasformato negli anni in un'area residenziale su larga scala. Nuovi quartieri di abitazioni mono o bifamiliari hanno inglobato a tutti gli effetti questa zona nella città, ma la visione planimetrica lascia intravedere ancora la presenza di piccoli appezzamenti liberi, aree boschive, in gran parte coperte dal bambù. Qui anche una collina, sulla quale sorge la casa progettata da Suppose Design Office.
L’essenza dell’architettura come opera permanente o temporanea è un tema su cui la cultura giapponese dibatte da svariati decenni, con conclusioni alternativamente a favore o contro l’incremento del consumo di suolo. Un suolo costoso che ha storicamente fatto propendere per la demolizione e la ricostruzione piuttosto che per la salvaguardia dell’opera edile, perché ciò che conta è il terreno e il suo utilizzo più vantaggioso. È però evidentemente tramontata la fiducia in una crescita incessante che è madre di questo tipo di approccio, cedendo il passo verso una più consapevole gestione del tempo, delle risorse e dei processi.
Nel progetto della casa di Odaka di Suppose Design Office si torna allora a pensare al legno come materiale da costruzione da un lato di minor impatto ambientale rispetto al più diffuso calcestruzzo, e dall’altro quale espressione dell’architettura tradizionale in un’epoca precedente alla fine della Seconda guerra mondiale. Duraturo e prezioso il legno si combina con un rivestimento in lamiera d’acciaio ondulata che rimanda alla delicatezza dei paraventi tradizionali giapponesi.
Nella visione dall’alto, sette lastre di metallo formano il tetto sovrapponendosi a tratti. Nella vista laterale a queste coperture corrispondono altrettanti ambienti, comunicanti ma anche in qualche modo indipendenti. Legami e distanze sono accentuati dalla differenza tra i livelli dei pavimenti che assecondano l’orografia. Su tutte le superfici, di copertura e parietali, l’effetto ondulato delle lastre metalliche riduce l’impatto già minimo della costruzione smaterializzando il volume. Questa sommatoria di variazioni e scostamenti su tutti i versanti decostruisce il volume complessivo, creando l’immagine di un’architettura “fluttuante”, per usare un termine caro alla cultura giapponese.

Gli architetti raccontano di essersi ispirati all’archetipo del magazzino o del ricovero per gli strumenti agricoli, costruzioni di aspetto temporaneo, rifugi di piccole dimensioni per attrezzature da lavoro. Un’architettura di umili origini, dunque, ma che aspira alla permanenza nonostante le trasformazioni intorno, proprio come fu per quella collina.
Allora la casa di Odaka è da intendersi come un ritorno al rifugio “fluttuante” in legno, come da tradizione, o forse a un passo verso un futuro di permanenza del costruito, che rimane non perché voluminoso, pesante, ricco, corpulento, ma al contrario proprio perché è leggero, facilmente rimovibile, flessibile, adatto a più configurazioni di vita, essenziale.
Mentre i garage e la stanza d’ingresso sono parzialmente interrati, celati sotto la lieve pendenza della collina, la casa si sviluppa su un piano unico ma a quote differenti che consentono di scandire lo spazio dell’abitare senza nette divisioni tra le funzioni. Una scala diventa elemento libreria, scrivanie e divani posti di fronte alle ampie aperture invitano alla contemplazione del paesaggio come costante della giornata. Le travi di copertura, i pannelli scorrevoli e gli arredi in legno naturale contrastano con le pareti grigie e l’illuminazione essenziale, creando ambienti minimali ma accoglienti. L’”atomizzazione” degli ambienti consente ad ogni spazio di trovarsi accostato alla natura collinare, mentre la città resta visibile più lontano.

Mara Corradi

Architects: Suppose Design Office www.suppose.jp
Design team: Makoto Tanijiri, Ai Yoshida, Toshinori Iwatake
Project location: Nagoya, Prefettura di Aichi, Japan
Project year: 2015-2019
Completion year: 2020
Gross useable floor space:108.81 sqm
Lot size: 446.31 sqm
Structure in wood
Construction: Hakoya
Photos and movie by: toha


×
×

Rimani in contatto con i protagonisti dell'architettura, Iscriviti alla Newsletter di Floornature