20-03-2020

È morto l’architetto Vittorio Gregotti

Vittorio Gregotti,

Milano,

Urban Architecture,

Nei giorni difficili del lockdown, l'Italia dice addio a uno dei suoi più importanti architetti e urbanisti del Novecento, Vittorio Gregotti, morto il 15 marzo a Milano. Il quartiere Bicocca di Milano e lo ZEN di Palermo sono tra le sue opere più citate, ma ha rivestito un importante ruolo anche nella didattica e soprattutto nella divulgazione dell'architettura attraverso articoli sulla stampa specializzata e soprattutto con la rivista Casabella, di cui è stato direttore per circa 15 anni.



È morto l’architetto Vittorio Gregotti

Il 15 marzo ci ha lasciato Vittorio Gregotti, uno dei più importanti architetti e urbanisti italiani del Novecento. Alcuni anni fa aveva accolto il team di Floornature nella sua "bottega", come amava chiamare il suo studio d'architettura, per raccontare le attività in corso. Ne è seguita una piacevole chiacchierata in cui l'architetto ha partlato anche della sua esperienza di direttore di una rivista d'architettura, Casabella, lunga 15 anni e del mondo contemporaneo delle riviste d'architettura così come dei progetti che aveva allora in corso in Marocco e in Cina.

Vittorio Gregotti era nato a Novara nel 1927, ancor prima della laurea in architettura al Politecnico di Milano conseguita nel 1952, ebbe un'esperienza lavorativa presso un importante studio quello degli architetti francesi Gustave, Claude e Auguste Perret. Dopo la laurea iniziò a lavorare presso BBPR, lo studio italiano costituito nel 1932 dagli architetti Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti ed Ernesto Nathan Rogers, che Vittorio Gregotti considerava suo maestro. Proprio con l'architetto Ernesto Nathan Rogers ancora studente aveva firmato nel 1951 il suo primo progetto, una sala alla Triennale di Milano, e nello stesso anno aveva partecipato a Hoddesdon, nel Regno Unito, all'VIII CIAM - il Congresso internazionale di Architettura Moderna. Un evento fondamentale nella sua formazione e futura professione che lo pose in contatto con i più importanti Maestri dell'architettura del tempo tra cui: Le Corbusier, Walter Groupius, Ove Arup, Cornelis van Eesteren e Henry van de Velde. Dal 1953 Ernesto Nathan Rogers assunse la direzione della rivista italiana d'architettura, Casabella, e Vittorio Gregotti entrò a far parte di un gruppo di giovani architetti che Rogers aveva voluto nella redazione e che comprendeva tra gli altri: Aldo Rossi, Giorgio Grassi, Gae Aulenti, Giotto Stoppino, Guido Canella e Giancarlo De Carlo, tutti destinati a influenzare la cultura architettonica europea.
Dal 1953 al 1968 collaborò con gli architetti Ludovico Meneghetti e Giotto Stoppino nello studio Architetti Associati. Negli stessi anni firma alcuni progetti d'architettura, tra cui il palazzo per uffici di Novara nel 1960, e riceve il Gran Premio Internazionale alla 13ma Triennale di Milano nel 1964. Nel 1969 firma uno dei suoi progetti più noti il quartiere ZEN di Palermo per ventimila abitanti. Il 1974 è un anno importante per Vittorio Gregotti, fonda il suo studio Gregotti Associati International che rimarrà attivo fino al 2017 ed è nominato direttore delle arti visive della Biennale di Venezia, incarico che proseguirà fino al 1976. Lo studio d'architettura firma progetti in oltre venti paesi del mondo, su diversa scala dai centri ricerche dell'ENEA distribuiti su tutto il territorio italiano allo stadio Olimpico di Barcellona (1986), dalle navi da crociera alle riconversioni industriali, dai progetti per il quartiere Bicocca di Milano alla nuova città di Pujiang, vicino Shanghai in Cina. L'attività professionale è stata accompagnata da un'intesa attività didattica con docenze e di divulgazione dell'architettura. Oltre alla già citata direzione della rivista Casabella curata dal 1982 al 1996, Vittorio Gregotti ha scritto oltre trenta libri di architettura e firmato innumerevoli articoli e interventi anche di riflessione su aspetti della società, conservando su tutto sempre una grande passionalità per l'architettura.

(Agnese Bifulco)


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