06-10-2020

ONSTAGE: INTERVISTA CON JINHEE PARK, SsD

SsD,

New York, USA, Seoul, Corea del Sud,

Architettura e Cultura,

“La nostra ambizione è abbracciare educati ed entusiastici la maggiore completezza possibile: non limitati da un cumulo di conoscenze, ma piuttosto promuovendo un più ampio progetto di architettura ed urbanistica attraverso la creazione di nuovi collegamenti tra influenze e strutture culturali, tecnologiche e politiche"—SsD



<strong>ONSTAGE: INTERVISTA CON JINHEE PARK, SsD</strong> Aspettando il prossimo incontro con la Biennale di Architettura di Venezia, posposto di un anno, Jinhee, tra progetti che stanno finalizzandosi, lezioni con la Columbia University ed altre incombenze accademiche è al momento molto impegnata. È ormai arrivata alla sua terza presenza in quest’evento che mette in scena architetti e progetti tra i più significativi dello scenario internazionale e che riveste un’importanza ed una risonanza direi primaria. Partendo dal 2016, rispondendo all’invito di Alejandro Aravena, “Reporting from the Front”, il direttore del Padiglione coreano, considerando la battaglia fondamentale combattuta sul fronte architettonico del paese, ha pensato ad un gioco, "The FAR Game: Constraints Sparking Creativity ”, che voleva in un certo senso essere la rappresentazione della performance impegnativa che gli architetti dell’affollata capitale, Seul, sono costretti quotidianamente ad affrontare, cercando un delicato bilancio tra interessi privati e regolamenti pubblici. Si è ricorso al Game FAR (Floor Area Ratio) ( Superficie Area Fabbricabilità), che è un chiaro riferimento al rapporto tra la superficie totale di un edificio e le dimensioni dell’appezzamento di terreno su cui è costruito, come sfida ludica per evidenziare attraverso una mostra espositiva di 36 edifici, il meglio di una creatività non soffocata ma particolarmente stimolata dai vincoli normativi.

Jinhee faceva parte del gruppo degli architetti selezionati e questa forte pressione esercitata dalla iper-densità di Seul, dal bisogno di massimizzare i profitti dell’imprenditore nel rispetto di severe regole di un sistema di regolamentazione degli edifici urbani è stata sicuramente per la sua professione una palestra molto formativa ed esigente. Instancabilmente appassionata si dedica a questo topico ormai da sempre, cercando narrazioni che, basandosi su una rigorosa funzionalità, sviluppano racconti estremamente coinvolgenti per la bellezza che li contraddistingue.


Palazzo Mora,  Biennale di Venezia 2018. SsD. 

Presente ancora una volta a Palazzo Mora, in occasione della Biennale di Venezia 2018, esporrà i disegni prodotti durante un corso di studio alla Columbia University con il contributo dei suoi studenti. Continuando nell’ambito della ricerca sul Micro-Urbanismo, rivolge la sua indagine ad una città insulare, Goeje, sulla costa meridionale della Corea, concependo la nuova visione in una condizione abbastanza complessa, tra tensioni di esigenze ed aspirazioni programmatiche conflittuali di investitori locali ed internazionali ed una situazione topografica non facile. Utilizzando tecniche di costruzione per terreni in pendenza vengono concepite abitazioni-prototipi in grado di sfruttare la prerogativa terra-acqua, offerta dalla circostanza logistica, per trasformare un passato industriale in un nuovo sistema socio-ambientale, in grado di collegare le infrastrutture, salvando la fauna selvatica e garantendo ai residenti la possibilità di attività ricreative. Nascono così ‘11 micro case incastonate come "gemme nascoste" in un paesaggio delicato di un Micro- Villaggio.


Mass College of Art, Boston. SsD. 

La mancanza di un’estetica che caratterizzi l’individualità in una realtà decisamente oppressiva per la sua uniformità abitativa standardizzata, provocata nella capitale coreana da una crescita esplosiva della popolazione negli ultimi 50 anni con estrema densificazione e verticalizzazione dell’architettura urbana, è il tema che sembra più coinvolgente e cruciale per lo studio SsD così come il ciclo vitale del riutilizzo senza consumi. Sensibiltà ecologica che si è manifestata fin da subito, combinando minimalismo e divertimento in una delle prime proposte, purtroppo non realizzata, per il riallestimento della lobby del Massachusetts College of Art and Design, Boston. Sono state prese in considerazione cinture di sicurezza ed evidenziando che, se fossero state buttate via, avrebbero necessitato un migliaio di anni per biodegradarsi, sono state proposte per il pattern di pareti e sedute, trasformando la prerogativa della durata da svantaggio ambientale in un vantaggio per il nuovo utilizzo. L’idea inconsueta e direi decisamente inedita in quel momento, animata da una creatività naive, cara a chi è sempre entusiasta di esplorare e di offrire contributi nuovi, non solo conferiva grande flessibilità e porosità all’ambiente ma uno spirito disinvoltamente giovanile, appropriato ad un edificio dedicato appunto a studenti. 

Questo tipo di frugale riciclaggio si manterrà come una costante in molti altri progetti, e, per citarne uno dei più originali, si può ad esempio accennare a ‘Big Dig Building’, proposta che vuole fare riflettere sul riciclaggio e riutilizzo come componenti edilizi di un'enorme quantità di materiali infrastrutturali di rifiuto che stava accompagnando in quel momento a Boston lo smantellamento di strade esistenti e provvisorie a causa del megaprogetto, The Central Artery / Tunnel Project, comunemente noto come Big Dig, una delle più grandi e costose imprese autostradali nella storia urbana americana, consistita nel riconvertire la principale arteria che attraversava il cuore urbano in un tunnel lungo 5,6 km sotto la città. Al fallimento della struttura originale, che aveva comportato 50 anni prima cicatrici sociali e ambientali, distruggendo strutture esistenti, dividendo quartieri e causando un impatto negativo sull’ambiente e sull’economia, si aggiungeva ora un problema altrettanto grave: una quantità enorme di materiali scartati da infrastrutture obsolete il cui smaltimento comporta costi altissimi in denaro e spreco dell'energia già immagazzinata nei materiali. Difronte a questa situazione ricorrente nella nostra società che avvicenda in continuazione progetti del genere con identiche problematiche, SsD proponeva oltre all’utilissimo percorso del riuso nell’edilizia residenziale dei materiali ‘pesanti’ delle infrastrutture stradali, in grado di supportare carichi molto più elevati rispetto agli elementi costruttivi convenzionali, un modo più strategico di progettazione prefabbricata che tenesse già presente al  momento dell’ideazione dei vari componenti, un secondo utilizzo, alla fine del primo ciclo di vita.

Songpa Residence, South Korea. SsD. 

Jinhee, ha ricevuto riconoscimenti veramente molto importanti per queste sue idee decisamente pionieristiche, coronati recentemente da un altro onore prestigioso. È infatti risultata vincitrice di Iakov Chernikhov International Award, premio che viene assegnato ogni due anni a giovani talenti che nella scena internazionale dimostrino di sapere interpretare il futuro con lavori assolutamente innovativi, estendendo gli orizzonti di una pratica di cui rappresentano il meglio nella sua evoluzione.

1—Cresciuta in Corea, come mai hai aperto uno studio a New York: cosa ti  ha spinto a farlo e ti ha attirato dell’altro continente? 

Non è mai stato pianificato! All'inizio ho studiato design industriale, non architettura. A quel tempo l'educazione architettonica in Corea era più concentrata sull'ingegneria non sul design. Così ho deciso di studiare nelle scuole statunitensi o europee. Quando mi sono laureata ad Harvard GSD, ho avuto casualmente la possibilità di lavorare ad un progetto, quindi ho deciso di aprire un ufficio a Cambridge, pensando che da giovane avrei potuto lavorare per qualcun altro se non fossi riuscita ad avere successo. Fortunatamente il nostro ufficio è riuscito a sopravvivere e guadagnare una certa reputazione, ma sono arrivate maggiori richieste di progetti da New York, così abbiamo alla fine aperto il nostro ufficio a New York! Amo l'energia e le difficoltà allo stesso tempo che offrono le città iperdense, come New York o Seul! Credo che noi designer abbiamo bisogno del conflitto per pensare in modo creativo!

-Come si lavora in America  e come nel tuo paese di origine?

La più grande differenza consiste nell’interazione con i clienti e nel modo di costruire. I clienti negli Stati Uniti hanno richieste molto specifiche e comunicano bene con e-mail, telefonate, mentre i clienti in Corea dipendono fortemente dallo scambio diretto, faccia a faccia, con richieste molto semplici. Durante la fase di costruzione, l’impresario in Corea non segue il disegno tanto quanto l’impresario statunitense. A causa di un problema di responsabilità più rigorosa negli Stati Uniti, dedichiamo più tempo e attenzione per completare il set di disegni, mentre in Corea dobbiamo dedicare più tempo e attenzione durante la fase di costruzione.

-Esiste un altro paese dove ti piacerebbe iniziare a lavorare?

Mi piacerebbe costruire qualcosa in Europa! Ogni volta che esploriamo posti nuovi, abbiamo imparato molto e queste esperienze hanno arricchito altri nostri progetti.

2—A dispetto di una formazione durante i primi anni di università in ingegneria, ti vedo molto interessata al mondo dell’arte. E non solo per la White Block Gallery ed una serie di installazioni ma per la ricerca estetica presente in tutti i tuoi progetti. C’è poi un particolare coinvolgimento che i tuoi lavori riescono a provocare nel pubblico che presenta una certa affinità con il rapporto performativo ed interattivo che cerca di suscitare un’opera d’arte. Sei d’accordo con questa mia idea?

Sicuramente! Questo è il motivo per cui preferisco la città iperdensa per il nostro ufficio. Imparo molto dal comportamento delle persone per strada, in metropolitana, al parco, al mercato e così via. Ogni giorno, quando mi muovo come pendolare o mi sposto per riunioni, semplicemente osservando persone a caso e le tracce che hanno lasciato, ho avuto modo di trovare soluzioni creative. Penso che la bellezza abbia una forza potente che può essere utilizzata per raggiungere l’emozionalità delle persone! Un edificio sia che venga considerato un'opera d'arte o una struttura altamente funzionale, è possibile trovare ed incorporare  in esso bellezza!


Songpa Residence, South Korea. SsD. 

3—Come un edificio, che deve soddisfare la necessità di alti indici di densità abitativa, può essere, in un certo senso, generoso verso i propri residenti?

La diversità è una chiave! È possibile creare spazi diversi se pensiamo a soluzioni non in bianco e nero ma piuttosto come uno spettro che può produrre molte condizioni variabili e spaziali e programmi specifici che si possono completare.

4—Tu sei una donna molto internazionale, nel senso che, nata in Corea, sei stata poi educata in America e hai insegnato in tante parti del mondo: secondo te la globalizzazione ha aiutato l’architettura e i diversi contesti che hanno voluto allinearsi, facendo riferimento a modelli più internazionali?  

Se dovessi descriverlo attraverso i nostri lavori userei due parole, "flessibilità" e “diversità”.

5—Che cambiamenti ameresti accadessero nella professione di un architetto, magari anche giovane come sei tu?

Stiamo affrontando un ambiente letteralmente nuovo che nessuno ha mai sperimentato prima e tutti stanno cercando e sperimentando un nuovo modo di vivere che è una grande opportunità per gli architetti! Ora dobbiamo tornare alla funzione basica dei programmi, invece di scuole, ospedali, uffici, dobbiamo pensare qual è lo spazio per l'apprendimento, la guarigione e il lavoro. Poiché nessuno ha realmente sperimentato questo cambiamento, il consenso transgenerazionale dovrebbe essere più facile e in grado di ottenere un effetto più ampio.

6—Che cosa nella tua vita e nella tua carriera professionale ti rende più orgogliosa?

Molti progetti costruiti e non costruiti su cui ho lavorato. Ho insegnato e parlato in 4 continenti, 14 paesi, più di 40 città. È stata una continua lotta come giovane architetto appartenente alla minoranza femminile oltre ai molti ostacoli che qualsiasi architetto deve superare.
  7—C’è tra i progetti che hai realizzato uno in particolare che tu prediligi e quali sono le ragioni?

Tre progetti ma che nella mia mente rappresentano un unico progetto in fasi diverse, HBNY, Songpa micro-housing e Oasis Place. L'abitazione è come il gene della città, richiede molto tempo e fatica per essere cambiata, ma ne forma il carattere distintivo. Cerchiamo di affrontare una nuova forma di spazio abitativo con estrema flessibilità e diversità.


Virginia Cucchi

Crediti: 
SsD Architecture + Urbanism: http://www.ssdarchitecture.com/

Songpa Residence, Seoul, South Korea : 

Architect : Jinhee Park AIA, John Hong AIA, Hyun Seunghoon, Taylor Harper, Mark Pomarico, Evan Cerilli, Lee Donguk, Allison Austin, Yufeng Zheng, Victor Michel, Virginia Fernandez Alonso
Architect of Record- Dyne Architects, Structural Engineer Mirae Structural Design Group, Construction Manager- Kiro Construction
Photo Courtesy of SsD

Mass College of Art, Boston:  

Architect: Jinhee Park AIA, John Hong AIA, Frederick Peter Ortner, Catarina Marques 
Design detailing + fabrication: Loki Custom Furniture, Structural engineer: Matt Johnson, SGH

HBNY (Parenthetical Space), New York: 

Architect :Jinhee Park AIA, John Hong AIA, Erik Carlson, Andy Hong, Youngju Baik, Sadmir Ovcina, Hyeyoung Kim, Anne Levallois
Furniture and carpet design: Jinhee Park, AIA
Mep engineer A&D Associates, General contractor Capri Construction Management, Furniture design consulting & fabrication Um Project, Inc, Inc.,
Photography Francis Dzikowski, ESTO

Big Dig Building: 

Architect Jinhee Park AIA, John Hong AIA, Erik Carlson, Gentaro Miyano
Structural design Paul Pedini, Jay Cashman, Inc.

Oasis Place, Kuala Lumpur:

Architect: Jinhee Park, AIA, Lawrence Chan, urban planning director, Aida Zouaoui, project manager, Edward Palka, Julia Molloy, Bella Mang, team member
Environmental Engineer: Shrikar Bhave, AIA, LEED AP, CPHD, Landscape Architect: Mark Klopfer, kmdg


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