16-05-2022

Lorenzo Marini: “Le mie lettere liberate (e pacifiche) conquistano Palazzo Olivetti”

Mostre,

Lorenzo Marini, Design, Antonella Galli,

L’artista che ha restituito identità e colore alle lettere dell’alfabeto ha inaugurato la mostra Olivettype a Ivrea, con un corpus di trentasei opere, molte delle quali inedite, e una colorata tastiera qwerty a grandezza d’uomo. La cornice è quella monumentale del Palazzo Uffici Olivetti di Ivrea, edificio del 1964 che fa parte del complesso industriale patrimonio Unesco.



Lorenzo Marini: “Le mie lettere liberate (e pacifiche) conquistano Palazzo Olivetti”

La cosa più divertente di Lorenzo Marini - una tra le tante, in verità - è ascoltarlo mentre racconta la sua personalissima visione delle lettere: “La P è molto più nostalgica della B, perché le manca qualcosa: la P è una B con la malinconia; per stare meglio si mette una stampella e diventa una R. La K è la metà di una X, la U è il contrario dell’arcobaleno. La O è una lettera regale, per i Greci la O era simbolo di Dio. La Z, se tu la alzi, diventa una N…” e così via, quasi senza prendersi una pausa di respiro. Inevitabile pensare a Bruno Munari o a Gianni Rodari, ma anche Fortunato Depero o al raffinatissimo Erté (al secolo Roman Petrovič Tyrtov), che a lettere e numeri dedicò serie grafiche di insuperata eleganza. Lorenzo Marini ha scelto le lettere e i numeri come soggetti della sua arte, da cui deriva il Manifesto della liberazione delle lettere del 2017 e una lunga serie di opere e installazioni in cui i simboli grafici che identifichiamo con suoni o con concetti numerici si trasformano in entità libere, portatrici di colori, forme, idee.

Dopo la formazione come architetto, Lorenzo Marini ha raggiunto il successo con l’attività di creativo per la pubblicità, fondando l’agenzia che porta il suo nome, con cui ha firmato campagne pluripremiate in Europa e negli Stati Uniti. In parallelo, Marini ha coltivato un’attività di artista multiforme, che si riconosce in vari mezzi espressivi, tra cui quello installativo. E con un’installazione tridimensionale e immersiva inizia il percorso di visita della mostra Olivettype, curata da Luca Beatrice e visitabile fino al 5 giugno a Ivrea, nel palazzo che Adriano Olivetti, in un momento di grande espansione, volle erigere in via Jervis agli inizi degli anni Sessanta del Novecento per ospitare gli uffici e la direzione dell’azienda, su progetto di Annibale Fiocchi, Gian Antonio Bernasconi e Marcello Nizzoli. Oggi parte del patrimonio Unesco, il complesso è caratterizzato da un grande scalone centrale e da pareti esterne costituite quasi interamente da finestrature.

In questi spazi Lorenzo Marini si è posto in ascolto, per poi far nascere un dialogo: “All’Università studiavamo Adriano Olivetti, uno dei grandi artefici dell’armonia, del capitalismo umano”, afferma; “aveva intuito già all’epoca il valore di quella che oggi si chiama contaminazione: gli scrittori accanto agli operai, i poeti accanto ai meccanici e agli ingegneri. Univa il saper fare al saper pensare, come una sorta di Lorenzo il Magnifico della sua epoca. Ho accettato con entusiasmo di inserire le mie opere in questo contesto, sulle orme di questo spirito. Preferisco che il mio lavoro di artista lasci i luoghi deputati all’arte per abbracciare nuove modalità.”

Così, nel grande ingresso al centro dell’edificio, sopra cui si sviluppa una scala esagonale che sembra uscita da un’incisione di Maurits Cornelius Escher, si trova una tastiera composta da grandi cubi colorati con i segni dell’alfabeto trasformati in immagini narrative, evocative, talvolta in provocatori nonsense: “Appena si entra, si deve passare attraverso l’installazione, che ho chiamato WriteType, che già esisteva, ma che sembrava nata per questo spazio”, spiega Lorenzo Marini; “il visitatore deve immaginarsi come un lillipuziano che attraversa una tastiera destrutturata. Non deve leggere le lettere, ma guardarle come soggetti liberi dal significato a cui sono associate. Per favorire la suggestione sensoriale a 360°, nell’aria si diffondono i suoni del ticchettio della tastiera, del campanellino alla fine della riga e lo scorrere del rullo, come accadeva quando si scriveva a macchina.”

Si ammirano, ai vari piani, le 36 opere, di cui una buona parte mai esposte, come le lettere della serie BodyType in cui, richiamando Erté, Marini compone le lettere sovrapponendo fotografie di corpi umani a segni digitali e pittorici; o TypeZero e TypeOne, due opere dedicate allo zero e all’uno, simboli dell’assoluto e del nulla, protagonisti del codice binario e mattoncini del mondo digitale in cui siamo immersi. “Lo zero e l’uno rappresentano l’assenza e la presenza”, conclude l’artista, “TypeZero è fatto di cento punti connessi come cellule cerebrali, mentre TypeOne è un codice a barre che cresce. Ma il mio è un codice arcobaleno, tutto colorato”. Ecco lo scarto che cambia lo sguardo, che inverte gli schemi. Adriano Olivetti avrebbe apprezzato.

La mostra Olivettype è realizzata da ICO Valley con il patrocinio della Città di Ivrea, della Fondazione Adriano Olivetti, dell’Associazione Archivio Storico Olivetti e con il supporto di Prelios SGR. Aperta nei weekend fino al 5 giugno a Palazzo Uffici 1, Via Jervis 77, Ivrea.

(Antonella Galli)

Didascalie
01 Portrait of Lorenzo Marini
02-09 Ivrea, Mostra Olivettype di Lorenzo Marini, Palazzo Uffici Olivetti
10 Lorenzo Marini, Bodytype D, 100x100cm media mix on canvas, 2022
11 Lorenzo Marini, Typevisual O, 180x180cm media mix on canvas, 2018
12 Lorenzo Marini, Typevisual T, 180x180cm media mix on canvas, 2018
13 Lorenzo Marini TypeOne, 150x150cm media mix on canvas, 2022
14 Lorenzo Marini, TypeZero, 150x150cm mixed media on canvas, 2022
Crediti: 01 e 10-14, courtesy of the artist


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