22-09-2022

Le ibridazioni di Patricia Urquiola a Capodimonte

Napoli,

Patricia Urquiola Studio, Design, Antonella Galli,

Sono corde, ma anche muschi, fiori e spugne, cortecce e cotoni i materiali alternativi che Patricia Urquiola, con gli studenti dell’Istituto Caselli di Capodimonte, ha incorporato nella porcellana che fu il vanto dei Borbone, creando oggetti e centrotavola di inedita modernità. Una scintilla creativa accesa insieme a Edit Napoli per risvegliare l’anima di una tradizione illustre, che ha sempre avuto a che fare con la natura.



Le ibridazioni di Patricia Urquiola a Capodimonte

Era il 2020 quando Domitilla Dardi ed Emilia Petruccelli, fondatrici della fiera Edit Napoli per il design d’autore, invitarono Patricia Urquiola ad avviare un progetto con l’Istituto Caselli, scuola regionale situata all’interno del Bosco di Capodimonte, negli edifici della Real Fabbrica di Porcellana, finalizzata a trasmettere quell’antica arte alle giovani generazioni. Il 2021 ha visto l’esordio della collezione nata da quel progetto: Hybrida, una serie di oggetti, vasi, piccole sculture e centrotavola in porcellana, in cui la designer ha integrato, lavorando insieme agli studenti e ai maestri della scuola, materiali alternativi come spugne e corde, ma anche cortecce, fiori e muschi recuperati dal bosco. Le forme richiamano quelle naturali, senza imitarle pedissequamente, ma rendendole animate, quasi parte di una trasformazione in corso tra figure antropomorfe e materie naturali, una sorta di processo di evoluzione colto nel suo formarsi. I prototipi nati da questo percorso sono divenuti il soggetto della mostra Hybrida nell’ottobre scorso, in occasione della terza edizione di Edit Napoli, quindi sono stati battuti all’asta da Christie’s come pezzi unici, consentendo di finanziare il recupero del giardino botanico nel cortile dell’edificio storico che ospita l’Istituto Caselli. Il giardino verrà inaugurato durante la quarta edizione di Edit Napoli, in programma quest’anno dal 7 al 9 ottobre.

“I progetti possono lasciare un segno”, ci racconta Patricia Urquiola, “generare un altro progetto. Quello di Edit Napoli con l’Istituto Caselli aveva ha una temporalità, doveva durare un anno, ma ha portato a uno sviluppo ulteriore, una sinergia per realizzare il giardino. Che è uno strumento di studio per i ragazzi del Caselli: per loro è indispensabile osservare la natura, ma non solo; anche integrare il bosco, integrare il giardino nella porcellana. Il progetto Hybrida è diventato un processo alchemico, di trasformazione della materia. E quale luogo migliore di Napoli per un progetto che si ispira all’alchimia! Lavorare con le porcellane di Capodimonte porta una parola alla mia mente: Albedo. La fase Albedo è il secondo stato della trasformazione alchemica, che viene dopo Nigredo, una prima fase di necessaria decomposizione. Albedo è lo stato di purificazione, di rinascita nel bianco; una fase femminile, libera dalle regole, proprio come ho inteso questo progetto.”

La ricerca di Urquiola va a braccetto con l’ironia nelle piccole figure antropomorfe di Hybrida, che integrano natura e umanità, nel candore della porcellana delicata di Capodimonte e nella sua complessa lavorazione: “L’intenzione era di far capire agli studenti che nel km 0 si trova quel che serve”, continua Urquiola, “dal momento che la porcellana nata in quel luogo deve tantissimo all’osservazione botanica. Ma non è necessario ripetere le forme del passato: i motivi floreali possono evolvere. Abbiamo fatto riflessioni e prove su come coinvolgere i materiali della natura, prove complesse che nell’integrazione e nella cottura hanno richiesto molta sperimentazione. Per arrivare a capire che dobbiamo esserne più permeati di natura. Noi siamo parte della natura, anche se una parte a volte ‘fastidiosa’, nociva per la natura stessa: la natura è sempre con noi, anche se pensiamo che non ci sia. L’origine botanica della tradizione di Capodimonte deve essere un grande orgoglio, ma anche spingere a sperimentare, ricercare l’imperfezione, che è parte della natura.”

La collezione Hybrida sarà quest’anno protagonista anche di Made in Edit, etichetta che promuove le collaborazioni sperimentali tra le manifatture artigianali del territorio e i designer italiani e internazionali invitati a Napoli durante le varie edizioni di Edit. Alcuni tra i prototipi di Hybrida, nati dalla ricerca di Patricia Urquiola con l’Istituto Caselli, divengono così pezzi replicabili, lasciando una traccia concreta nella produzione di Capodimonte, come il vaso Anemone, dalla base circolare su cui poggiano sottili calici contenitivi flessuosi come anemoni, i vasi con spugne e licheni incorporati, il candelabro in corda e fiori di porcellana. Tutti rigorosamente in bianco, nell’inconfondibile tonalità lattea della porcellana locale.

Antonella Galli

Didascalie e crediti
Immagini Courtesy Edit Napoli

01 Installazione Hybrida, Patricia Urquiola, in collaborazione con l’Istituto Caselli Real Fabbrica di Capodimonte; photo credits: Serena Eller.
02 Patricia Urquiola al laboratorio di Capodimonte; photo credits: Alessandra Mustilli.
03 La sede di Edit Napoli, nel complesso Monumentale di San Domenico Maggiore; photo credits: Elio Rosato.
04-10 Collezione Hybrida, Patricia Urquiola in collaborazione con l’Istituto Caselli, Real Fabbrica di Capodimonte; photo credits: Serena Eller.
11 Sede della Real Fabbrica di Capodimonte e dell’Istituto Caselli, photo credits: Istituto ad Indirizzo raro Caselli - Real Fabbrica di Capodimonte.


×
×

Rimani in contatto con i protagonisti dell'architettura, Iscriviti alla Newsletter di Floornature