07-03-2022

Design generativo: una nuova frontiera o la fine della creatività?

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L'intelligenza artificiale, tra mille opportunità innovative, ci dà anche la possibilità di dominare la materia. In effetti, conoscendo le proprietà di un materiale possiamo lasciare che sia il software a generare la forma necessaria, con un livello di ottimizzazione impossibile da raggiungere utilizzando i metodi tradizionali. Si chiama design generativo e potrebbe rivoluzionare l'idea tradizionale di progettazione, che si tratti di ingegneria meccanica, product design o architettura.



Design generativo: una nuova frontiera o la fine della creatività?

L'intelligenza artificiale ha trovato un'applicazione potenzialmente rivoluzionaria nel campo della progettazione, qualcosa che unisce il potere generativo dell'algoritmo alla capacità di gestire la matericità e le forme dei programmi BIM e parametrici. Questo nuovo campo si chiama Design Generativo e, in poche parole, affida a un software l'atto creativo della progettazione. Il compito dell'architetto, dell'ingegnere, del designer sarà semplicemente quello di definire le necessità e i vincoli, lasciare che avvengano i calcoli e infine selezionare il risultato più soddisfacente tra una rosa di possibilità offerte dal software.

Non si tratta di una tecnologia in via di sviluppo, bensì di un metodo, un approccio già largamente utilizzato e per il quale esistono diversi software dedicati, nati dall'evoluzione della progettazione parametrica. Le applicazioni pratiche, come accennato, sono svariate: questo processo generativo può essere impiegato ovunque si debba definire una forma.
Lo stile degli oggetti ideati con questo processo è peculiare, in quanto dominato da linee organiche e forme vuote, proprio per ottimizzare la resistenza strutturale o la flessibilità, a seconda dei bisogni, utilizzando una minor quantità di materia.

Le case di produzione dei software mettono le mani avanti, specificando che non si ci troviamo davanti alla morte della creatività, quanto piuttosto alla nascita di un nuovo approccio, atto a modellare le strategie di costruzione. Secondo alcuni non si tratta quindi di descrivere le strutture, bensì di co-crearle grazie alla capacità computazionale. Anziché vedere l'approccio generativo quale antagonista a quello tradizionale, lo si può invece intendere come complementare: gli output di questa tecnologia non sarebbero raggiungibili in altro modo.

Stan Allen, ex-preside della Princeton University School of Architecture, racconta la differenza fondamentale tra digitale e computazionale in questo modo: “il digitale è uno stato. Una condizione. Quando si parla di calcolo, si parla di processi attivi”.
Nel gestire il flusso di lavoro, sono infatti sempre di più le aziende a evolvere dalla semplice creazione di dati attraverso CAD e software fotografici verso un impiego attivo dei dati stessi, utilizzando il computer per generarli, manipolarli e applicarli, al fine di raggiungere i risultati ottimali.

In un articolo pubblicato su Redshift, Phil Bernstein spiega i benefici dell'approccio generativo, che vanno oltre la fase progettuale. Per esempio, il soffitto della sala concerti della Voxman School of Music, realizzata da LMN Architects doveva fungere in contemporanea da riflettore acustico, diffusore di luce e aria, nonché da elemento architettonico.
 

[Left&Right: Voxman School of Music Concert Hall, by LMN Architects. Image by Tim Griffith]

"Servendosi di una serie di script di design generativo, i designer hanno prototipato e quindi creato un elemento architettonico unico in grado di consentire tutto questo e hanno utilizzato gli stessi script per descrivere al costruttore l'esatta geometria e la sequenza costruttiva richiesta per realizzare e installare il soffitto. Il costruttore ha quindi potuto portare le informazioni digitali calcolate dagli algoritmi generativi di LMN direttamente sul sito di produzione, garantendo una fedeltà assoluta al design creato dagli architetti e realizzando il sistema con una precisione controllata dal computer."


L'approccio generativo adottato da LMN è servito non solo a creare il design della struttura, ma anche a individuare il metodo migliore per costruirla. Restiamo in attesa degli sviluppi futuri.

Cib

Images courtesy of:
LMN Architects – www.lmnarchitects.com // Tim Griffith – www.timgriffith.com
Guto Requena, Emanuel Touraine, Steve Jurvetson


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