14-06-2018

Unbuilding Walls. Il Padiglione tedesco alla Biennale 2018

GRAFT, Marianne Birthler,

Ken Schluchtmann,

Venezia, Italia, Berlino, Germania,

Padiglioni, Biennale di Venezia,

Biennale di Venezia,

Il padiglione tedesco, curato dallo studio GRAFT con Marianne Birthler, è la risposta dei curatori al tema FREESPACE della 16a Mostra Internazionale di Architettura - la Biennale di Venezia.



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Unbuilding Walls. Il Padiglione tedesco alla Biennale 2018 Il padiglione tedesco, curato dallo studio GRAFT con Marianne Birthler, è la risposta dei curatori al tema FREESPACE della 16a Mostra Internazionale di Architettura - la Biennale di Venezia. E lo fa con un'installazione che gioca, su diversi livelli, con il concetto di muro.


Ha fatto notare un amico architetto, che da anni vive all’estero, che nolenti o volenti gli interlocutori stranieri, pure in circostanze totalmente estranee a certi argomenti, fanno domande o constatazioni riferite a cliché associati alle rispettive nazioni di provenienza. Per la Germania uno di questi, a parte il nazismo, è sicuramente il muro di Berlino, quale simbolo per eccellenza della divisione della nazione. Il Padiglione Germania gioca in maniera maestrale proprio con questo cliché, al fine di veicolare un messaggio fortemente politico in un momento storico che vede il ritorno dei separatismi e delle chiusure che speravamo fossero oramai superati.
Unbuilding Walls, curato dallo studio GRAFT con Marianne Birthler, accoglie i visitatori con un muro, al primo sguardo, quasi inespugnabile, proprio come quello di Berlino di cui riprende l'ottica simile i segmenti in cemento armato alti 3,60m. Un effetto ottico reso possibile attraverso l'’installazione, a opera di Alexander Lubic e cfk architetti, alle prese con i grandi dislivelli dei pavimenti nel padiglione, i quali avrebbero potuto compromettere l'impatto visivo.  
Questo muro però è permeabile e gli spazi liberi, Freespace, lasciano infatti camminare i visitatori tra i suoi moduli neri, la cui ombra viene proiettata sul pavimento e nello spazio del padiglione. Un chiaro riferimento agli strascichi lasciati nella memoria e nella psiche di chi vive nelle lunghe ombre di questi muri. Ma è interessante notare che la maggior parte di queste stele porta sul retro le informazioni sui singoli progetti costruiti negli anni dalla caduta del muro, nel 1989, sulla “striscia della morte”, la quale si estendeva, tra le due parti di Berlino per 43,7 km in lunghezza e variabile fino a 70 metri e più in larghezza.
Thomas Willemeit, Wolfram Putz e Lars Krückeberg di GRAFT, cresciuti nella parte ovest della Germania divisa, hanno assistito alla riunificazione della Germania appena iscritti alla facoltà di architettura di Braunschweig. La collaborazione con Marianna Birthler quale commissaria generale è stata fondamentale per il progetto di Unbuilding Walls. Lei che era abituata a guardare ai muri dal punto di vista politico, da attivista per i diritti civili nella ex-DDR prima e come commissario federale per i documenti della Stasi poi, ha potuto dare importanti input ai creativi, anche grazie al  fatto che ha vissuto il muro dal lato EST.
Per merito di questo scambio si è arrivati alla realizzazione di un padiglione dal forte potere di inclusione, in quanto l’argomento trattato dovrebbe interessare tutti, non solo i tedeschi, e in modo uniforme anche i non architetti. Perché i muri ci sono in tanti luoghi del nostro pianeta, come si evince dalla video-installazione Wall of Opinions, la quale documenta le voci di persone che vivono con muri a Cipro, Irlanda del Nord, tra Israele/Palestina, USA/Messico, Corea del Nord e Corea del Sud e alla frontiera esterna dell'UE a Ceuta. Testimonianze di realtà che si spera possano essere risolte in maniera pacifica, come è successo 28 anni fa in Germania. 
La velocità con la quale si abbattono le barriere architettoniche non deve però far dimenticare che ci vuole molto tempo per risanare le ferite psicologiche causate dalle divisioni, come ha sottolineato Lars Krückeberg quale rappresentante dello studio GRAFT durante l’incontro esclusivo con Mario Cucinella, curatore del Padiglione Italia, nella serata Impressioni dalla Biennale di Architettura 2018 al FAB Berlino. Una serata all'insegna di uno scambio di opinioni e approfondimenti inedito sul tema FREESPACE in declinazione italiana e tedesca che ha visto interessanti spunti nel confronto tra i due pasi.

Christiane Bürklein

Padiglione Germania “Unbuilding Walls”
curato da GRAFT con Marianne Birthler
dal 26 maggio al 25 novembre 2018
Giardini della Biennale, Venezia, Italia
Immagini: © Ken Schluchtmann – diephotodesigner.de
Ulteriori informazioni: www.unbuildingwalls.de

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