28-02-2019

Dodged House di Daniel Zamarbide e Leopold Bianchini

Daniel Zamarbide & Leopold Bianchini,

Dylan Perrenoud,

Lisbona,

Recupero,

Una “casa schiva” nel centro storico di Lisbona che sfida la logica della gentrificazione e dell'estetica dettata dai social media.



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Dodged House di Daniel Zamarbide e Leopold Bianchini Una “casa schiva” nel centro storico di Lisbona che sfida la logica della gentrificazione e dell'estetica dettata dai social media. L’intervento sulla preesistenza degli architetti Daniel Zamarbide e Leopold Bianchini è un  omaggio all’architetto americano Irving Gill.


Conosciamo bene la problematica della gentrificazione dei centri storici delle città europee a causa dell’aumentata richiesta di spazi abitativi temporanei, per turisti ed expats, che ha portato a un boom di ristrutturazioni dall’estetica simile, piacevole e instagrammabile, da Praga a Dublino, da Helsinki a Lisbona.
È proprio lì dove si inserisce l’ultimo lavoro degli architetti Daniel Zamarbide e Leopold Bianchini, noti ai nostri lettori sia per le opere progettate insieme come Bureau A, sia per le realizzazioni in proprio. La Dodged House era in precedenza una casa abbandonata nel centro storico della capitale portoghese con una pianta di soli 40 metri quadrati, per una superficie totale abitabile di 92 metri quadrati, distribuita su vari piani.
Invece di recuperare la facciata principale cieca. aprendola alla strada e al dialogo con il contesto, gli architetti hanno deciso di concentrarsi sul lato secondario della casa che dà su un piccolo cortile. Ogni piano dispone di una finestra ad arco, seguendo il ritmo delle scatole in calcestruzzo a vista che contengono le singole funzioni dell’abitare. Impilate una sopra all’altra, sono un riferimento al modernismo e la “machine à habiter”. Una soluzione che permette di creare un vuoto interno a tutta altezza, una specie di spazio contemplativo, dal quale parte anche il vano scala che unisce i singoli elementi della struttura. Una composizione di grandissimo impatto visivo, ma ben lontana da quell’estetica un po’ abusata che cerca il riferimento alle tradizioni locali e una giustificazione al suo essere nelle citazioni vernacolari.
Non a caso tra le loro fonti ispiratrici citano l’architetto americano Irving Gill. Questo progettista di inizio ‘900 lavorò nella West Coast, tra gli altri con Louis Sullivan. 
Gill fu uno dei primi progettisti che si preoccupò dell'impatto sociale della buona architettura e disegnò architetture sia per i ricchi, sia per i lavoratori migranti della California. La sua opera si distinse in particolare per il suo rifiuto di cedere al richiamo del passato, tentazione facile in quanto intervenne sovente su edifici storici, tra cui le vecchie missioni spagnole. Gill era contrario alla messa in scena architettonica ispirata ad altri tempi e luoghi, come invece usava tra architetti del suo tempo. Negli interni Gill mirava a rimuovere dettagli inutili, optando per soluzioni oneste e minimaliste, esattamente come fanno Zamarbide e Bianchini nella Dodged House, fotografata da Dylan Perrenoud. Come dice già il nome, una “casa schiva”, un manifesto per un’architettura che nasce dalla preesistenza senza assecondare i trend estetici dettati dai social media e da AirBnB.

Christiane Bürklein

Progetto: Daniel Zamarbide e Leopold Bianchini
Luogo: Lisbona, Portogallo
Anno: 2018
Immagini: Daniel Perrenoud

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