08-05-2020
Architettura, pandemia e il futuro del progetto: Rafiq Azam, fondatore di Shatotto
Rafiq Azam, Shatotto architecture for green living,
Adila Zaman, Zannat Jui,

Pubblichiamo l’intervista a Rafiq Azam, fondatore di Shatotto
1. Come avete gestito il lockdown?
2. Quali nuove forme di lavoro state sperimentando e quali sono i risultati?
3. Come pensa che questa esperienza influirà sulla futura gestione di uno studio di architettura?
Il lockdown rende particolarmente importante la capacità di restare connessi. Ora che molti di noi sono confinati in casa e lavorano in smart working, possiamo creare un nuovo tipo di collegamento tra di noi e con il mondo. Il risultante cambiamento dello status quo (sostituito da uno nuovo) evidenzia la fragilità della condizione umana.
Quando la nostra Madre Terra si è formata, gli umani sono stati tra gli ultimi a comparire e, tuttavia, abbiamo ingiustamente reclamato il possesso del pianeta e l'abbiamo trattata nel peggior modo possibile, inquinando le acque, distruggendo le foreste e uccidendo la fauna per divertimento e non per sopravvivenza. Le nostre azioni ci sono costate la nostra amicizia con la natura.
Il COVID-19 non è solo una pandemia, ma un messaggio di madre natura che ci ricorda la sua esistenza e la nostra vulnerabilità. Ironia della sorte, molti dei leader mondiali hanno investito tempo, denaro e talento per creare e risolvere false crisi al fine di promuovere il loro programma, invece di salvare gli esseri umani da crisi reali.
In questo momento, non iniziamo nuovi progetti, ma lavoriamo su quelli esistenti considerandoli da un nuovo punto di vista. Lavoriamo per connetterci realmente alla flora, alla fauna, alle acque e alla natura nel suo insieme, anche senza la possibilità di uscire in sicurezza.
Ritengo che questa crisi, come molte altre nella storia, si concluderà presto, ma facciamo in modo che questo periodo sia vissuto come una grande pausa nella marcia del progresso e ci offra un momento di illuminazione attraverso la decostruzione dello status quo e dei nostri processi mentali, per dar vita a un mondo nuovo. Come ha detto Jalaluddin Rumi, filosofo e poeta del XII secolo “ Sii come un albero: lascia che le foglie morte cadano.”