21-05-2020

Architettura, pandemia e il futuro del progetto: Dumican Mosey Architects

Dumican Mosey Architects,

Emergenza Sanitaria Covid19,

In pochi mesi tutto è cambiato, anche il mondo dell’architettura. Alla ricerca di possibili scenari, Floornature apre un confronto sul nuovo approccio alla progettazione in tempi di COVID-19, pubblicando una serie di interviste agli architetti di tutto il mondo.
Come si sono organizzati i grandi studi e come ha inciso questa situazione sulle realtà più piccole?
Che cosa significa concepire infrastrutture, centri culturali, spazi abitativi stando lontani dai luoghi in cui si sviluppa la socialità?
La resilienza che cerchiamo nelle opere costruite può essere una caratteristica che si applica anche alla professione del progettista?
Ecco le risposte degli architetti, alcune testuali, altre in video, come nella tradizione del nostro portale.



Architettura, pandemia e il futuro del progetto: Dumican Mosey Architects

1. Come avete gestito il lockdown?

DMA: Siamo un piccolo studio e, prima del lockdown, non avevamo una precisa strategia per lo smart working, ma ci siamo mossi in fretta per rispettare le prescrizioni comunali e statali e proteggere la salute e la sicurezza del nostro staff, che è per noi di importanza fondamentale. Tutto è successo molto rapidamente (solo poche ore prima dell'annuncio che dalla mezzanotte di quel giorno sarebbe scattato il ‘confinamento’ avevamo avuto una riunione per discutere come organizzare un protocollo per lo smart working) ma, come accade sempre nel nostro studio, abbiamo collaborato tutti per garantire che ognuno avesse il necessario supporto e che fossero soddisfatte tutte le esigenze. Dopo un paio di giorni dedicati a implementare la VPN e sistemare lo ‘smart working’, siamo tornati tutti al lavoro in modo piuttosto efficiente.

2. Quali nuove forme di lavoro state sperimentando e quali sono i risultati?

DMA: Lo studio ha definito un paio di piattaforme da utilizzare per mantenere la comunicazione e la collaborazione in questo periodo di isolamento e distanziamento. Utilizzavamo Microsoft teams o il telefono per comunicare rapidamente e organizzare team di progetto e aggiornamenti. Zoom viene utilizzato per riunioni esterne o più lunghe e per le riunioni di aggiornamento dei team ma anche per sessioni dedicate al caffè e all'aperitivo! La comunicazione non è stato l'unico problema, abbiamo infatti sperimentato limitazioni per reperire o acquisire campioni fisici di materiale durante la progettazione e stampare set di disegni per discussioni o analisi. Durante questo periodo di confinamento tutto si svolge digitalmente, senza supporti cartacei, questo ha comportato qualche difficoltà ma riteniamo di esserci ormai adattati alla ‘nuova regola’.

3. Come pensa che questa esperienza influirà sulla futura gestione di uno studio di architettura?

DMA: Anche se lavoriamo a distanza nel modo più efficiente ed efficace possibile, a tutti noi mancano le interazioni quotidiane e il dialogo a cui siamo abituati. Siamo uno studio piccolo, per noi la collaborazione a contatto diretto che viviamo in ufficio ha una grande importanza. Detto questo, la situazione attuale ha messo alla prova la nostra capacità, come studio, di lavorare in smart working, cercando di conservare intatti tutti questi aspetti del nostro processo di lavoro. Questo ci offrirà maggiori opzioni e flessibilità per quanto riguarda le prassi di lavoro e potrebbe anche indurci a prevedere periodi di smart working quando non sono richieste riunioni del team e con i clienti o la collaborazione non è essenziale. La disponibilità di questi protocolli offrirà al nostro personale una maggiore flessibilità per gestire con successo l'equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. Il Comune fornisce inoltre nuovi protocolli per la richiesta dei permessi on line: è ancora una novità per tutti ma siamo ottimisti sui risultati di questo processo di richiesta di permessi on line e speriamo che venga razionalizzato ovunque.


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