16-02-2018

Paul Eis: colorare l'architettura

Paul Eis,

Il giovanissimo fotografo tedesco Paul Eis studia architettura alla University of Arts and Industrial Design di Linz, e dal 2015 porta avanti un progetto ambizioso: convincere il mondo di quanto il colore possa fare la differenza nell'aspetto di un edificio, e nell'architettura in generale.



Paul Eis: colorare l'architettura Il giovanissimo fotografo tedesco Paul Eis studia architettura alla University of Arts and Industrial Design di Linz, e dal 2015 porta avanti un progetto ambizioso: convincere il mondo di quanto il colore possa fare la differenza nell'aspetto di un edificio, e nell'architettura in generale.


Nasce nel 2015 da un'osservazione squisitamente empirica l'idea che Paul Eis rende visibile con le sue immagini: le nostre città sono grigie, bianche e nere. Nato a Berlino nel 1998, appassionato da sempre in architettura e ora in procinto di diventare a tutti gli effetti architetto, è convinto della bellezza dei numerosi edifici moderni che popolano la sua città, così come altre in Germania e Austria. Pensa però che questa bellezza sia data unicamente dalla forma, e penalizzata, invece, dalle tinte grigie che caratterizzano la stragrande maggioranza degli edifici contemporanei e del XX Secolo. Per questo ha iniziato a colorare l'architettura.

«Naturalmente ci sono ragioni per costruire edifici bianchi. Ma ci sono molti casi in cui l'uso del colore sarebbe un'ottima alternativa, ad esempio quando il budget è basso. Il risultato è spesso un noioso blocco bianco che non manda alcun messaggio: l'uso del colore può diventare un ottimo modo per rendere questi edifici non solo più interessanti, ma anche più piacevoli.»

Dal suo account Instagram (the_architecture_photographer) Paul Eis ha iniziato una riqualificazione totale, prima di Berlino, poi di Amburgo e infine anche dell'Austria. Scatta la foto all'edificio designato, la edita e la pubblica preoccupandosi di segnalare il luogo e l'anno in cui è stato costruito, assieme allo studio d'architettura responsabile del progetto. Nel compiere l'editing Paul segue regole stringenti, al fine di creare coerenza tra gli scatti. L'ambiente e il cielo vengono annullati, sostituiti da una tinta piatta azzurra che serve a rendere più statuario il soggetto e facilitare lo sguardo di chi osserva. In seguito, utilizzando delle maschere, vira i canali RGB (Red, Green e Blue) e ne aumenta la saturazione, fino ad ottenere il risultato voluto.

Malgrado il realismo della fotografia, però, l'opera di questo giovane talento rimane nel campo della suggestione, come spiega lui stesso: «Col mio progetto, voglio mostrare come il colore può trasformare architetture semplici in strutture interessanti. Non è inteso come un consiglio concreto sulla realizzazione degli edifici, ma dovrebbe incoraggiare a ragionare sull'uso del colore nell'architettura»

E infatti non può che essere uno spunto di riflessione, perché, come ricorda Riccardo Falcinelli in Cromorama, chi ha scoperto le tinte del mondo digitale, luminose, cariche e brillanti come non mai, non può più vedere il mondo con gli occhi del passato: il colore è un filtro con cui pensiamo la realtà, ed è un errore pensare che un edificio colorato digitalmente possa mantenere quei colori elettrici e vibranti anche fuori dallo schermo, dove lo smog, l'usura del tempo e le condizioni climatiche intaccano ogni panorama, ogni costruzione. Anche Burano nella laguna veneta, Nyhavn a Copenhagen o Wroclaw in Polonia sono luoghi colorati, ma solo in digitale possono assumere l'aspetto surreale per il quale sono conosciute. 

Il progetto di Paul Eis è del tutto simile a ciò che fecero Dickinson ed Edison nel 1895, colorando per primi i fotogrammi di un filmino che ritraeva Annabelle Moore danzare: immaginate la meraviglia del pubblico dell'epoca nel vedere l'abito della ballerina con colori così sgargianti, cambiare cromia ad ogni movimento. Quello che ci dona Paul Eis con i suoi scatti è la meraviglia dell'impossibile, la stessa costruita a tavolino nei film di Wes Anderson, oltre all'invito a ragionare sul fatto che il mondo, e quindi l'architettura, che del mondo fa parte, non è solo in bianco, nero e sfumature di grigio.

Francesco Cibati

Website: https://www.paul-eis.com
Shop: https://fab.com/designer/paul-eis/
Instagram: https://www.instagram.com/the_architecture_photographer/

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