12-08-2016

Marco Introini. A Warm Modernity.

Il fotografo e architetto Marco Introini, docente al Politecnico di Milano, racconta l'architettura modernista indiana.



Marco Introini. A Warm Modernity. Il fotografo e architetto Marco Introini, docente al Politecnico di Milano, racconta l'architettura modernista indiana. Un viaggio in India dove il monocromatismo enfatizza il progetto architettonico.

Raccontare l'India senza cadere nella retorica della sua iconografia fotografica. Così si potrebbe riassumere il progetto fotografico Warm Modernity di Marco Introini, architetto e fotografo documentarista. Perché siamo onesti, quando pensiamo all'India ci si palesano immagini coloratissime alla stregua di Steve McCurry, giusto per citare un nome famoso e legato alla narrativa visiva di questa nazione. Invece Marco Introini parte dal bianco e nero, quale scelta linguistica legata alla volontà di sintesi e per la grande forza evocativa legata a questo tipo di fotografia. 
Chandigarh, Bhubaneswar, Jamshedpur sono le città che Introini condivide con noi. Un viaggio intrapreso dopo un'attenta preparazione di tale campagna fotografica, effettuata attraverso lo studio dei progetti urbani e architettonici legati gli anni '50 del secolo scorso. Un'epoca a ridosso dell'indipendenza indiana che ha visto un'intensa attività urbanistica, intrecciando le esperienze di architetti europei come Frey, Drew e Le Corbusier e le idee dei loro omologhi indiani Varma, Doshi, Correa e Rewal. Il tutto sulla base del protocollo, redatto nel 1945, dell'architetto tedesco Otto Koenigsberger, uno degli architetti più influenti dell'India post-coloniale e che già all'epoca incoraggiava le persone a costruire le nuove città con processi collettivi e i metodi dell'autocostruzione.
Con la sua macchina fotografica Marco Introini va alla ricerca di materiale iconografico di questi progetti del modernismo indiano e che ritroviamo nell'omonimo volume critico edito da Maddalena D'Alfonso. Opere unite da un'unica corrente di pensiero e dalla loro collocazione nella cosiddetta fascia climatica tropicale. Ed è proprio questo contesto tropicale a fare da filo conduttore nelle immagini di Introini, sottolineando il rapporto delle costruzioni con la natura.
Infatti spiega questo autore: “camminare nelle città obiettivo della ricerca, senza prendere un mezzo di trasporto è stato molto importante non solo per scoprire le architetture e pezzi di città, ma per entrare in sintonia con l'ambiente costituito, non solo dall'architettura ma anche dalla vegetazione rigogliosa”. Nascono quindi delle immagini che ci permettono di collocare le architetture nel contesto urbano e sociale. Inoltre raccontando queste esplorazioni in bianco e nero Marco Introini toglie quel substrato mistico che troppo spesso annebbia la nostra visione dell'India, al fine di far emergere progetti architettonici e urbanistici che, oltre mezzo secolo dopo la loro realizzazione, conquistano ancora per la loro bellezza e purezza formale, senza che vi sia bisogno di aggiungere nessun tocco folkloristico.

Christiane Bürklein (@chrisbuerklein)

Marco Introini
http://www.marcointroini.net/

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