09-05-2018

Unbuilding Walls, padiglione Germania alla Biennale di Venezia

GRAFT, Marianne Birthler,

Paolo Castagnola,

Venezia, Italia, Berlino, Germania,

Biennale di Venezia, Padiglioni,

Il padiglione tedesco alla 16a Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, quest'anno curato dallo studio di architettura GRAFT con Marianne Birthler, ha come tema Unbuilding Walls, riferendosi alla divisione e riunificazione della Germania, ma non solo.



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Unbuilding Walls, padiglione Germania alla Biennale di Venezia Il padiglione tedesco alla 16a Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, quest'anno curato dallo studio di architettura GRAFT con Marianne Birthler, ha come tema Unbuilding Walls, riferendosi alla divisione e riunificazione della Germania, ma non solo.


Dopo Making Heimat del 2016, la mostra Unbuilding Walls nel Padiglione Germania vuole dare una risposta ai dibattiti contemporanei in merito a nazionalismi, protezionisimi e frontiere. Una questione che si presta a essere indagata in maniera molto concreta, in quanto la Germania è stata divisa, dal 1961 al 1989, dal muro di Berlino e dalla cui caduta sono passati esattamente 29 anni. Un momento storico particolare per capire meglio gli effetti della divisione e il processo di guarigione, quale fenomeno dinamico spaziale. E in questa occasione viene fatto partendo proprio dalla vecchia “striscia di frontiera”, uno spazio forzatamente libero da architetture e che ora sta assumendo un ruolo importante nella città di Berlino.
Così i curatori, i fondatori dello studio di architettura tedesco GRAFT, Thomas Willemeit, Wolfram Putz e Lars Krückeberg e l'ex commissario federale per gli archivi della Stasi Marianne Birthler, propongono, in sintonia con il tema della Biennale di Architettura 2018 Freespace, una serie di progetti architettonici che sono nati proprio in questi luoghi. Un unicum nella storia dell'urbanistica, da Checkpoint Charlie allo Springer-Areal. L'eterogeneità degli approcci progettuali, le tipologie degli edifici, gli stakeholder e i risultati mostrano l'ampiezza delle soluzioni, qui proposte in un'esposizione che vuole rendere visibile e tangibile la vita con le divisioni.
Quindi Unbuilding Walls non si limita alla prospettiva tedesca, con particolare focus su Berlino, ma racconta in generale di barriere, recinti e muri contemporanei, grazie a un tour effettuato da un team di giornalisti e il cui lavoro viene  presentato nel padiglione.
Tra gli esempi esposti nella mostra ne troviamo uno di particolare interesse green, ovvero il progetto Iron Curtain Trail/Grünes Band (nastro verde). Si tratta di una pista ciclabile lungo la vecchia frontiera occidentale del Patto di Varsavia che dal Mare di Barents segue i luoghi in cui si incontrano Russia e Norvegia, per poi scendere fino al Mar Nero, dove si fronteggiano Bulgaria e Turchia. 10mila km attraverso 20 paesi, di cui oggi ben 15 sono membri dell'Unione Europea. Questa pista ciclabile che ricorda la divisione del continente europeo, abbattuta grazie alle rivoluzioni in linea di massima pacifiche dell'Europa Centrale Orientale, viene così segnata da un nastro verde. Si tratta di una striscia lunga 12.500 km che serve da biosfera e oasi per una moltitudine di animali e piante. Un landmark per ricordare e proteggere la natura che nasce rigogliosa da una cicatrice geopolitica.

Christiane Bürklein

Padiglione Germania
“Unbuilding Walls”
curato da GRAFT con Marianne Birthler
dal 26 maggio al 25 novembre 2018
Giardini della Biennale, Venezia, Italia
Immagini: Courtesy of Unbuilding Walls, vedi leggenda. Portrait by Paolo Castagnola
Ulteriori informazioni: www.unbuildingwalls.de

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