27-07-2018

Biennale Architettura 2018, Padiglione Uruguay, Prison to Prison

Sergio Aldama, Federico Colom, Diego Morera, Jimena Ríos, Mauricio Wood,

Antoine Reboul, Mauricio Wood,

Padiglioni, Biennale di Venezia, Edifici Pubblici,

Biennale di Venezia,

Prison to Prison, an Intimate Story between two Architectures, questo è il titolo della partecipazione dell’Uruguay alla 16a Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia.



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Biennale Architettura 2018, Padiglione Uruguay, Prison to Prison Prison to Prison, an Intimate Story between two Architectures, questo è il titolo della partecipazione dell’Uruguay alla 16a Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia. Un confronto con il tema Freespace nello spazio notoriamente confinato di due prigioni.


Il bello della 16a Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia è scoprire le tante declinazioni del tema, molto generico, scelto dalle due curatrici, Yvonne Farrell e Shelley McNamara, Freespace. Ne abbiamo già visti molti e interessanti esempi, dalla poetica del vuoto del Padiglione Indonesia (link) alla riappropriazione del Freespace della striscia della morte a Berlino nel Padiglione Germania (link). Il concetto di Freespace è in gran parte politico e offre un'occasione unica per parlare di questioni urgenti in un contesto, La Biennale, dove l’architettura diventa promotore del dibattito sociale e culturale.
Fedeli alla tradizione che già nel 2016, in risposta a Reporting from the Front, aveva presentato un buco nel pavimento del padiglione, quale riferimento alla storia del paese e il movimento dei Tupamaros (link REBOOT), anche questa volta i curatori del Padiglione Uruguay, Sergio Aldama, Federico Colom, Diego Morera, Jimena Ríos e Mauricio Wood hanno scelto un tema forte e interessante. Con Prison to Prison, an Intimate Story between two Architectures esplorano due luoghi simili e anche molto diversi, affrontando l'esistenza di un Freespace senza precedenti all'interno di due tipologie di prigioni in Uruguay. 
Entrambe si trovano a Punta de Rieles, quartiere di Montevideo, l'una praticamente di fronte all’altra, ma non potrebbero essere più diverse tra loro. 
La prima, realizzata nel 2014 è un penitenziario-paese, un centro di detenzione all’avanguardia. Infatti spiega il direttore del carcere, Luis Parodi, che durante la dittatura era esiliato in Francia: “Da oltre un secolo assistiamo al fallimento della politica penitenziaria. È tempo di provare qualcosa di nuovo”. Inoltre per il pedagogo "i detenuti possono imparare la dignità solo se sono trattati con dignità". E la prigione dovrebbe assomigliare il più possibile al mondo esterno. Questo è il modo migliore per reintegrarsi e diminuire la percentuale di ricadute, la quale effettivamente si è dimezzata nel caso in cui i condannati abbiano scontano la pena lì. Un modello che viene studiato e imitato anche all’estero. Qui la prigione è intesa come un quartiere vivace e vibrante che imita l'esterno all'interno, dando vita a un inaspettato Freespace per progetti collettivi e attività all'interno di un centro di detenzione.
Nonostante gli ottimi risultati ottenuti con questo modello detentivo è stata decisa, nel 2017, la costruzione di una nuova struttura che ha un approccio molto diverso nei confronti dei detenuti, mettendo al centro la punizione e la sorveglianza. Il nuovo carcere riproduce un modello astratto portato dall’estero, stile statunitense, che è stato implementato sotto la guida di un'impresa edilizia privata. Mentre il “carcere-villaggio" si è costruito sulla base di costruzioni preesistenti e di altre strutture costruite dai detenuti stessi, trascurando qualsiasi coinvolgimento architettonico e accademico. É interessante notare però che nessuna delle due carceri è stata progettata da architetti uruguaiani.
In questo senso, Prison to Prison, an Intimate Story between two Architectures propone una ricerca incentrata sulla giustapposizione di queste due realtà, allo scopo di aprire altri dialoghi che vadano oltre gli argomenti di studio. Una scusa perfetta per riconnetterci all'architettura e alla sua generosa e necessaria dimensione culturale, la stessa che ci permette di ottenere inaspettati poteri, come auspicato dalle curatrici della 16a Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia.

Christiane Bürklein

Prison to Prison, an Intimate Story between two Architectures
Partecipazione nazionale dell’Uruguay alla 
16a Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia
dal 26 maggio al 25 novembre 2018
Giardini della Biennale, Venezia
Immagini: Antoine Reboul and Mauricio Wood
Ulteriori informazioni: https://prisontoprison.uy/

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